Se può essere vero e attendibile che già a gennaio possa uscire il miglior album dell’anno, in questo caso ‘Secret wars’ degli Oneida, allora è vero pure che già a febbraio quello di Napoli si candida a essere uno dei peggiori concerti dell’anno. Sarà stata l’acustica di basso livello, sarà che venivano da 4 giorni consecutivi di concerti e non solo i calciatori, ma anche i musicisti risentono di impegni ravvicinati, ma quello che doveva essere un piacevole (pretenzioso) viaggio tra limiti, radici e influenze del post rock è stato un semplice concerto pre punk, pre-meditato per giunta.
Una sorpresa d’intenti, una sorpresa alla rovescia che può far (re)stare male. Gli Oneida ci avevano già fatto sapere nei tre album precedenti quali fossero le attitudini: un insano post (hard) rock con smagliature indie, qualche riff tra il garage e il college e melodie vocali d’atmosfera new (consolidated) wave. L’amalgama è il segreto, la fantasia il punto di forza e la capacità di sapersi innovare il merito più grande. Quello per cui ci si attendeva un concerto a 720 gradi.
Che invece è stato un continuo schiacciante massacro della melodia, una persistente e già verso metà concerto inutile esaltazione della batteria, un’attesa infinita che gli Oneida non avessero lasciato a Brooklyn i loro brani migliori, o volendo quelli per cui molti sono venuti a sentirli. Sì, perché ‘Secret wars’ è album bitematico: prime 5 tracce punk alternativo con alternanze indie, ultime 3 indie, a volte pop, ma mai punk. E’ brutto parlare di punk per un concerto degli Oneida ma è proprio questo il problema: è un riferimento a cui non si può non pensare. E così gli Oneida delineano il tema e partono, suonando solo le prime 5 di ‘Secret wars’, più un’altra quindicina tra le più noise dei tre dischi precedenti (c’è molto di ‘Each one teach one’). Fanno il gioco dei ‘pogueros’, scuotono le gambe dei nostalgici rockerilli. Loro che col rock non c’entrano niente. Vanno a toccare il new metal più sperimentale, addirittura la techno dei (primi) Chemichal Brothers. Ma mai la vena dei migliori Oneida.
Autore: Alessio Pinto