Non pago della precedente serata passata a godermi l’esibizione degli Shandon, sono già in tensione in attesa di dirigermi verso il Villaggio Globale, dove mi attende l’accoppiata Twilight Singers & Afterhours. Arrivo al centro sociale capitolino e tiro dritto verso la tendo struttura che ospita il concerto. Gesù, se l’altra notte avevo rosicato non poco nel vedere un bel locale/sala concerti di tre piani anche questo posto qui è così ampio, che mi chiedo per che cazzo a Napoli siamo messi tanto male. Brutta bestia l’invidia, fortuna che c’è la musica a risollevarmi. Purtroppo pure stanotte, non per causa mia, riesco a perdermi l’inizio del live set.
Trovata una postazione decente, scorgo Greg Dulli cantare a squarciagola. L’attuale formazione dei T.W. che prevede Mathias Schneeberger(chitarra/tastiere), Jon Skibic (chitarra), Scott Ford (basso) e Bobby Bacintyre(batteria), dal vivo, ha davvero un bel tiro e ciò consente al cantante statunitense di concentrarsi sulla sua voce calda e potente. La scaletta scorre via piacevolmente tra brani tratti dai due dischi del gruppo ed inevitabili rimandi tratti dal repertorio degli Afghan Whigs. Verso la fine del concerto, prima di una grandissima cover di “Hey Ya” degli Outkast, salgono sul palco anche Manuel Agnelli e soci che danno una mano ai nostri nell’interpretare un paio di pezzi, compresa una stupenda versione di “What Jail Is Like”.
In definitiva, seppure il suono della band è sembrato a tratti statico, non si può che promuovere a pieni voti il nuovo progetto di mr. Dulli. Passati alcuni minuti per l’inevitabile cambio di strumenti, tocca agli Afterhours far vedere di che pasta son fatti. Non è la prima volta che li vedo suonare live, eppure in questa occasione ho avuto l’impressione di essermi trovato di fronte ad un gruppo nel pieno della sua maturità artistica.
Udire per l’ennesima volta perle quali “Quello Che Non C’è”, “Male Di Miele”, “Non E’ Per Sempre”, “Milano Circonvallazione Esterna”, “La Verità Che Ricordavo” è stata un’esperienza veramente intensa, che le qualità istrioniche di Manuel Agnelli hanno oltremodo accentuato. Tante vibrazione positive non potevano che concludersi con un’immane versione collettiva “Aftertwilight” di un classico come “I Wanna Be Your Dog” degli Stooges, Ora sì che posso tornare a Napoli, soddisfatto della mia due giorni capitolina.
Autore: LucaMauro Assante