Solomon Burke, una delle leggende del Soul, e’ morto all’eta’ di 70 anni all’aeroporto Schiphol di Amsterdam.
Lo si legge su diversi siti online, fra cui la Bbc. La star nera, padre di 21 figli che si faceva chiamare ”The King of Rock’n’Soul”, membro della Rock and Roll Home of Fame, era divenuto celebre nel 1966 con la hit ”Everybody Needs Somebody to Love”, cantata anche dai Blues Brothers nell’omonimo film del 1980. E’ morto durante una tournee. Avrebbe dovuto suonare ad Amsterdam.
Il cantante statunitense, nato a Philadelphia il 21 marzo del 1940 (nel 1936 o nel 1938 secondo altre fonti), iniziò la sua carriera come cantante di Gospel in veste di predicatore. Iniziò anche a coltivare generi “profani” come il blues, il rythm’n’blues, per approdare come interprete soul all’Atlantic Records con un primo brano di successo, “Just Out Of Reach (Of My Two Open Arms)” del 1966. Rimase un po’ in seconda fila nell’empireo del Soul e R’n’B negli anni Sessanta rispetto a giganti come Aretha Franklin, Ray Charles, Bobby Womack, Curtis Mayfield, Stevie Wonder, Marvin Gaye, James Brown e Otis Redding. Quest’ultimo però contribuì al successo iniziale di Burke con una cover del 1965 della sua “Down in the Valley“. E’ stato uno dei modelli più forti per i Rolling Stones e anche per un musicista “outsider” come Tom Waits, che lo definì “uno degli architetti della musica americana”. Nonostante il successo, Solomon Burke non ha mai rinnegato le sue radici religiose, fonte d’ispirazione – era nato al piano di sopra di una chiesa gospel: “Molti artisti sostengono di trarre la loro ispirazione dalla chiesa, ma pochi sono si sono spinti così indietro e così in profondita“, ha scritto sul suo sito. Oltre a 21 figli, Burke lascia anche 90 nipoti.
Autore: red.
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