“Abbiamo spento i computer e ora ci sentiamo liberi. Il suono sexy, scarno ed essenziale che abbiamo scoperto e migliorato nel corso dell’ultimo tour è stato l’elemento fondamentale su cui abbiamo costruito il nuovo album. La chitarra dinamica e fluorescente di Chris, i beat caldi e solidi di Trevor e il ruggito del basso strisciante di Matt sono la base su cui canto tutte le gioie e tutti gli orrori della mia strana vita di città. Abbiamo discusso, ci siamo scontrati, abbiamo sofferto e sudato e ognuno dei componenti del gruppo è stato una grande ispirazione per gli altri per realizzare quello che è il disco di cui siamo più orgogliosi.”
Con queste parole Dan Black annuncia il ritorno dei Servant con un nuovo album in studio che ricomincia proprio dall’Italia, il primo paese ad averli lanciati.
Molte cose sono cambiate da quando agli inizi di Maggio 2004 è uscito “The Servant”, album di debutto del gruppo, allora una sorta di entità misteriosa. Dan Black aveva appena interrotto la collaborazione con i Planetfunk e presentava al pubblico la sua creatura, The Servant, fino a quel momento oggetto di culto nella scena underground londinese grazie a due EP ormai rarissimi.
La Francia ha subito accolto i Servant come delle grandi rock star, e la band inglese ha venduto oltre 100.000 copie diventando un fenomeno di massa come pochi in quell’anno, seguita presto da altri paesi europei, Germania, Austria, Svizzera e persino Russia, dove i Servant hanno accompagnato in tour i Franz Ferdinand.
Autore: red.
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