Per qualcosa come dieci anni Lou Rhodes è stata la magnifica voce dietro le parti elettroniche e le atmosfere astratte create da Andrew Barlow. I due erano i Lamb, una delle più interessanti realtà concretizzatesi nell’Inghilterra di metà anni ’90. Il tutto, però, si è sempre retto su un filo sottilissimo. Poi i rapporti si deteriorano, finiscono e dobbiamo ricominciare da capo. Lou Rhodes l’ha fatto ed è arrivata al suo debutto solista. Fa impressione sentire la sua voce trasognante, così nuda e scarna, sprovvista del contorno glitch-pop-elettronico di Barlow. Ma ci s’abitua subito tanto è introspettivo, malinconico ed affascinante il disco. “Beloved One” fa tesoro delle note di Michelle Shocked e Joni Mitchell. E’ folk moderno attento agli arrangiamenti come lo è quello di Kate Bush. Dieci canzoni e quaranta minuti tra la Ani di Franco urbana di inizio carriera e la Liz Phair di “Exile in the Guyville”. La sua voce ed una facilità di scrittura invidiabile, chitarra e violino per uno di quei debutti che sarà difficile dimenticare. Pastorale, intimo e pieno di grazia. Il disco è stato autoprodotto dalla stessa Louise Rhodes ed è anche la prima uscita sulla sua Infinite Bloom Recordings che, nelle intenzioni dell’artista, darà spazio ad altri musicisti nel corso del 2006.
Autore: red.
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