Con “Based on lies” i Cheap Wine hanno confermato le loro enormi doti artistiche. Negli anni si sono rafforzate sempe più fino ad affinarsi con il precedente “Spirtis” e confermate in maniera definitva con quest’ultimo disco.
In questo lavoro i pesaresi hanno espresso, più che nei lavori precedenti, una visione politica e una critica sociale più netta, sin dalla title-track che prende spunto da un testo di Noam Chomsky, uno dei più grandi intellettuali libertari viventi nel mondo nonché uno dei principali linguisti.
Su questo e altro abbiamo intervistato Marco Diamantini, voce, armonicista e autore dei testi del quintetto marchigiano.
Perché avete deciso di fare un disco sulla crisi?
Nasce da un vissuto personale e dalla constatazione che siamo esposti ad un bombardamento di false notizie o notizie manipolate che stanno affievolendo la capacità critica e di reazione delle persone. I testi raccontano lo smarrimento e il dolore che si prova quando si perde l’autonomia economica e tutto quello che c’è intorno sembra crollare. Quando sembra non esserci più un futuro.
Non c’è nulla di romanzato in “Based On Lies”, non ci sono visioni “letterarie”: sono sensazioni vissute sulla nostra pelle.
Quale è stata l’urgenza creativa di avere come tema portante del disco la crisi?
E’ nato tutto dall’esigenza di urlare il proprio dolore e di porsi al fianco delle tante persone che stanno vivendo una situazione terribile. L’intenzione è quella di fotografare il disagio per analizzarlo, esorcizzarlo e superarlo chiamando a raccolta le proprie forze e il proprio orgoglio. I testi non vogliono esprimere depressione o rassegnazione, vogliono esprimere rabbia e invocano un cambiamento profondo, una rivoluzione culturale, per quanto questa possa essere lontana.
“Based on lies” si può definire il vostro disco più politico, nel senso più tradizionale?
Probabilmente sì, però anche “Freak Show” aveva una forte connotazione politica. E, in maniera più sfumata, anche tutti i dischi precedenti. Ma il nostro scrivere “politico” è distante dal senso tradizionale che tu hai citato. Noi non abbiamo bandiere, non usiamo slogan, rifiutiamo etichette di parte, non siamo allineati. Il nostro scrivere “politico” nasce dall’osservazione di quello che succede intorno a noi e dalla forte critica di un sistema nel quale non ci riconosciamo. Ma non esiste nessun partito che goda della nostra stima e questo vale anche per tutti i personaggi politici che infestano i centri di potere di questo Paese.
Oltre a Chomsky, quali sono gli altri intellettuali da cui avete preso spunto per scrivere i brani?
Chomsky è stato uno spunto interessante perché la sua la “Lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media” indica con semplicità ed esattezza quello che ormai da parecchi anni sta succedendo nel mondo. Ma ribadisco che la radice dei testi di “Based On lies” è strettamente autobiografica e deriva da esperienze personali, non da suggestioni di altro tipo.
Quale è stato il testo di Chomsky che preferisci e perché?
Sicuramente quello che ti ho indicato, perché in estrema sintesi disegna con grande precisione e verità la situazione attuale.
Cambiando argomenti noto che avete modificato la line-up. Che cosa ha portato Raffaelli nel gruppo che mancava?
Alessio si è integrato alla grande nella band e credo che per i Cheap Wine avere un pianista di questo livello sia davvero la ciliegina sulla torta. Ha completato la nostra struttura musicale, offrendo la possibilità di nuove sfumature e ampliando la gamma delle sonorità. E’ quello che ci serviva per un ulteriore salto di qualità.
La domanda può sembrare banale, ma come avete fatto a mantenere così alto il livello compositivo dopo “Spirits”? Quale è stato l’evento o l’elemento che vi ha fatto maturare in maniera definitiva?
Non saprei risponderti con esattezza. Noi cerchiamo sempre di essere molto severi nella fase di selezione dei brani e per la musica abbiamo una passione infinita. Per noi suonare è una ragione di vita, quindi mettiamo tutto l’impegno possibile nell’attività dei Cheap Wine: probabilmente, questo atteggiamento, unito a 15 anni di esperienza musicale, ci ha consentito di arrivare fin qui.
Su questo disco torna in maniera dirompente l’uso del rock blues più stradaiolo e sono meno le ballate, come mai?
La nostra personalità musicale ha diverse sfaccettature e quello che realizziamo non viene mai “calcolato”. Semplicemente, questa volta abbiamo scelto queste canzoni, la prossima, chissà…
Siamo in crisi e voi continuate ad essere autarchici, a pubblicare dischi e a fare concerti, che cosa consigli ai gruppi emergenti per arrivare a mantenere nel corso degli anni indipendenza e qualità?
Si riesce ad andare avanti solo con una grandissima passione e con una forte unità di intenti. In una band l’armonia è fondamentale. Se si fa musica solo per hobby, la storia finisce presto. Ci deve essere qualcosa di più. Bisogna credere fortemente nella propria musica e stare attenti a non metterla nelle mani sbagliate.
Autore: Vittorio Lannutti
www.cheapwine.net – www.facebook.com/pages/Cheap-Wine/308948902895