I 400 Colpi sono una bella realtà metalcore italiana, molto attenta all’attualità della nostra società, critica verso l’oppressione che l’individuo subisce dall’alto, nella sua vita quotidiana. Il loro disco d’esordio intitolato Homo Homini Lupus era un fragoroso e disperato urlo di denuncia, perfettamente a tiro; l’uscita di uno split CD previsto per l’Estate prossima, è l’occasione per rivolgere qualche domanda alla band.
Il vostro esordio discografico del 2009 si intitola Homo Homini Lupus, e la copertina è molto esplicativa: rappresenta due mani che si scambiano un mazzo di banconote. Ma secondo voi – anche alla luce del vostro brano ‘L’Uomo Infesta’ è il denaro la malattia dell’uomo, o è proprio del genere umano, che non si può avere fiducia? Esiste o no un rimedio a questa deriva?
Un inizio leggero, per un’intervista! Speravo in qualcosa tipo: “avete una sala prove vostra?”, e invece BAM! subito al punto. Scherzi a parte, Homo Homini Lupus è una sorta di excursus attraverso una serie di tematiche che ci hanno toccato e ci toccano da vicino, in quanto italiani, ma soprattutto in quanto essere umani, da qui il titolo dell’album e il concetto che volevamo far passare: il peggior nemico dell’uomo è l’uomo stesso.
La brama di potere e denaro è sicuramente una delle cause principali di certi comportamenti criminali, e il nostro governo attuale ci fornisce una serie di esempi utili che non serve star qui a ripetere. Tuttavia credo sia fondamentale continuare ad aver fiducia nel genere umano per non scadere in un facile qualunquismo dove “sono tutti ladri”, “uno o l’altro è lo stesso”. Diffidate da chi fa questo genere di discorsi: in genere vota PDL.
I componenti del gruppo sono di Bologna e di Venezia… in un territorio tra i più ricchi e culturalmente vivi d’Europa. Eppure dalla tensione dei vostri brani emerge che non è tutto oro quello che luccica…
Il Veneto e l’Emilia Romagna sono sicuramente due Regioni “ricche”. Io sono di Mestre, e ti dico che effettivamente la ricchezza c’è, anche se il prezzo da pagare è alto. La mia regione ha visto uno sviluppo economico e urbano che ha tolto spazio alle campagne con colate di asfalto e chilometri di capannoni industriali, nell’assenza più totale di un piano regolatore. Inoltre, a parte Venezia, che resta ancora un’isola felice, il Veneto come saprai è la patria della Lega Nord, che promuove una politica fatta di slogan che fanno leva sulle paure della gente.
Purtroppo tutta l’Italia sarebbe un paese “culturalmente ricco”, è che a quanto pare la cultura ultimamente è vista più come un handicap che come una risorsa. Poi i leghisti si lamentano perché i nostri ospedali devono assumere dottori che provengono dall’est Europa. Mi sembra di vedere un filo d’ipocrisia in questo, voi no?
Negli ultimi 20 anni in Italia l’indie rock si è radicato, facendo intravedere qualche speranza di popolarità… mi pare però che questo abbia tolto spazio a molte band più estreme, che faticano a guadagnare visibilità…
Mah, sai, la musica indipendente ha sempre fatto difficoltà a raggiungere un pubblico vasto, altrimenti non sarebbe indipendente. A mio avviso i motivi sono principalmente due: uno è dato dalla fruibilità del genere, l’hardcore è un genere dall’ascolto “difficile”, urla, chitarre distorte, non sono una cosa che tutti possono apprezzare, e questo è anche comprensibile.
Il secondo motivo è legato alla promozione della musica, che si lega al discorso sulla cultura di poco fa. La musica, come l’arte, il teatro, il cinema, gode di una bassa considerazione nel nostro paese, sebbene ci siano moltissimi musicisti, artisti, attori assai validi. Non credo che il successo di alcune band cosiddette “indie” (e penso soprattutto a uno dei miei gruppi preferiti: “Il Teatro degli Orrori”) abbia tolto spazio alle band più estreme. C’è poco spazio in generale per tutti.
Lo stato di salute dell’hardcore e del metal, in Italia, può essere valutato anche comprendendo qual’è l’accoglienza che voi ricevete in giro. Com’è andata la promozione di Homo Homini Lupus? L’avete suonato molto dal vivo, mi risulta: 40 date in giro per il Paese… siete in tour attualmente?
Dici bene, abbiamo fatto una quarantina di date in giro per il Paese. Il disco è stato accolto bene, anche grazie al buon lavoro della nostra etichetta Chorus of One. Ovviamente ci sono state date con molta partecipazione, una per tutte Trento, e altre che possiamo definire “per pochi intimi”. Quello che abbiamo notato è che più ci si sposta verso Sud, più il pubblico è caldo e meno timido. Infatti il mini-tour che ci ha portati fino a Taranto è stata una delle esperienze live più belle e soddisfacenti. Sai come si dice: “nemo propheta in patria”…
I cambi di formazione sono stati molto frequenti, ne i 400 colpi… eppure siete riusciti a tenere salda la rotta con grande passione. Come è strutturata la line-up della band, attualmente?
Attualmente la composizione della band è la stessa del disco, io (Matteo) e Michele alle chitarre, Duccio al basso e Parra alla batteria. La differenza è che non abbiamo più due cantanti e Tommaso, il nostro cantante storico, ha lasciato il gruppo. Al suo posto ora c’è Cino, nostra conoscenza di vecchia data, che suona il basso negli As The Sun, ottimo gruppo metal-core di nostri amici.ù
La perdita di Tommaso alla voce è stato un duro colpo, essendo lui uno dei membri fondatori, tuttavia ci restano i momenti passati assieme. Inoltre Cino sta dando nuove energie ai 400colpi, essendo un valido cantante e una persona con cui ci troviamo in perfetta sintonia.
Posso chiedervi qual’è il vostro rapporto coi centri sociali autogestiti? Suonate prevalentemente lì?
Noi in genere suoniamo ovunque ci facciano suonare, e abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto coi centri sociali. Ultimamente forse abbiamo suonato più spesso in locali o centri giovani, una sorta di ibrido tra il centro sociale e il club che fa musica dal vivo. Certo, l’accoglienza che ti riservano in genere i centri sociali e l’atmosfera rilassata che ci trovi non è la stessa che puoi trovare da altre parti.
L’unico lato negativo è che c’è la tendenza a far iniziare i concerti sempre più tardi, anche con cinque o sei gruppi in scaletta, e si finisce a suonare all’una o alle due di notte. Come diciamo sempre scherzando io e Duccio, due fautori dei concerti che rispettano l’orario d’inizio, bisognerebbe iniziare alle sette e mezza e alle nove è tutto finito!
Per l’Estate prossima si parla di una vostra pubblicazione… uno split CD. di cosa si tratta?
Si tratta, appunto, di uno split con gli A Testa Bassa, un gruppo con cui abbiamo suonato anche durante il nostro mini-tour al sud. Sono persone splendide con cui è subito scattata un’intesa, perciò abbiamo deciso di fare questa cosa assieme. Inoltre fare un nuovo album sarebbe stato difficile per noi, dato che a causa dei continui cambi abbiamo dovuto fermarci e ripartire perdendo molto tempo. Uno split poi ti permette di dividere i costi ed è un buon metodo per farsi conoscere, soprattutto se un gruppo viene dall’estremo Nord e uno dall’estremo Sud del Paese. Inoltre in questi tempi di divisione e sospetto per l’altro è bello riunire in un solo CD, attraverso la musica, Nord e Sud Italia.
Avete condiviso il palco con una marea di grandissime band italiane e straniere, c’è qualche aneddoto? Qualche band con cui vi siete trovati in sintonia non soltanto musicalmente, ma anche rispetto al senso che ha la musica estrema?
Mah, di aneddoti ovviamente ce ne sono molti. Se devo pensare a una band straniera con cui ci siamo trovati bene mi vengono in mente i Bridge to Solace, con i quali abbiamo fatto un gran bel concerto dalle parti di Vicenza. Poi siamo finiti a parlare con loro e ho scoperto che il cantante è una specie di collezionista di scarpe New Balance. Diciamo che è stato bello potersi confrontare sulla realtà di avere un gruppo che suona questo genere, il fatto di doversi arrangiare e il fatto di fare una data dopo l’altra quando vai in tour, di come possa essere stancante.
Per il resto quando suoniamo in giro cerchiamo sempre di creare un’atmosfera di collaborazione con gli altri gruppi, e manteniamo i piedi per terra, dando alle cose il valore che hanno. E’ vero che certi gruppi sono più bravi o più conosciuti, ma nessuno è una star di fama internazionale, anche se a volte capita di incontrare qualcuno che crede di esserlo. In quelle occasioni passiamo il viaggio di ritorno a ridere dei loro atteggiamenti assolutamente fuori luogo.
‘Neve’ è una vostra canzone su un tema delicato, la pedofilia degli uomini di chiesa. ‘Stato d’Assedio’ poi parla del condizionamento della chiesa romana sulla nostra società. due aspetti critici diversi ma un unico malfattore…
Il concetto di “libera Chiesa in libero Stato” purtroppo in Italia non è mai stato applicato. Cosa direbbero i nostri governanti se il premier spagnolo o francese si permettesse di giudicare le nostre leggi o la nostra politica? Credo che ci sarebbe subito una levata di scudi. Quando però le prediche arrivano dalla Città del Vaticano tutti si mettono sull’attenti a eseguire gli ordini.
Non credo di esagerare dicendo che l’Italia è uno Stato a sovranità limitata, dove si utilizzano due pesi e due misure. Tra l’altro mi sembra che la Santa Sede, così attaccata ai valori cristiani, ultimamente lasci passare un po’ troppo: barzellette con bestemmie, settantenni che si scopano minorenni a pagamento. Ah già, che stupido, dimenticavo che le scuole private stanno ricevendo più fondi e la scuola pubblica viene distrutta pezzo dopo pezzo. Scusate, ma non sono mai stato bravo a collegare gli eventi.
In ‘Tempi Moderni’ commemorate i 7 operai morti della Thyssen di Torino, del 6 Dicembre 2007, vero? una storia di cui non si parla più molto in giro…
Sì, diciamo che è una canzone che parla delle morti sul lavoro in generale e c’è anche un riferimento alla tragedia avvenuta alla Thyssen. Riporto l’ultima parte:
“Le bandiere a mezz’asta, le polemiche, la gente in piazza
La commedia si ripete, ma le prime file restano vuote”.
Caspita, ma i 400colpi prevedono il futuro! No, basta guardare a quello che succede ed è sempre successo: quando muore qualcuno sul lavoro tutti a riempirsi la bocca di “mai più”, “ci saranno pene severe” e via discorrendo. Poi il tempo passa, la gente si dimentica e allora si può procedere con un altro taglio ai controlli e con una diminuzione delle pene per i datori di lavoro.
Il vostro suono è molto ruvido, diretto, direi però diverso dalla maggior parte delle band d’oltreoceano che hanno un suono ipercompresso e spesso troppo trattato. Quali sono i vostri modelli musicali? Vi piace l’hardcore e il metal italiano contemporaneo e passato?
In realtà alcuni nostri gruppi di riferimento sono proprio d’oltreoceano: le mie band preferite sono i Propagandhi e gli Shai Hulud. Oltre a distinguersi per una tecnica davvero invidiabile credo siano riusciti a portare qualcosa di nuovo nel panorama musicale internazionale. Oggi è pieno di gruppi fotocopia che hanno tutti gli stessi suoni e cavalcano questa nuova ondata di metal core infarcito di break down, note fischiate e cattiveria (a volte veramente ridicola, perché ostentata). Ovvio che anche noi siamo stati influenzati dalle nuove tendenze in questo ambito, ma abbiamo sempre cercato di mantenere una nostra personalità. Infatti, come potrete sentire a breve, le cinque canzoni che registreremo per lo split sono molto diverse tra loro. Il genere che fai dev’essere una base da cui partire, non una gabbia che ti costringe a seguire delle linee guida.
Per quanto riguarda l’hardcore e il metal italiano, ascoltiamo soprattutto gruppi di nostri amici o con cui abbiamo suonato. Ci piacciono molto i La Crisi, i Radio Riot Right Now e ultimamente ho scoperto Il Buio. Per il metal ti citerei gli Outsider, che sono delle nostre parti, come anche gli As the Sun.
‘Hibakusha’ è una canzone violentissima, con passaggi piuttosto articolati, e narra di una ragazza sopravvissuta ad Hiroshima, ma a costo di terribili malattie. Un brano che personalizza la tragedia della guerra, e ne mostra i danni anche per il singolo.
Sì, è la canzone preferita di Parra, il nostro batterista. In realtà all’inizio non la apprezzava molto, proprio perché si distacca un po’ dalle altre, ma poi l’ha riscoperta. Scherzi a parte, la canzone parla del dramma di Hiroshima, e fa riferimento alla storia di Sadako Sasaki. Sopravvissuta alla bomba atomica, si ammalò in seguito di leucemia e morì, a dodici anni. Una sua amica le aveva detto che secondo un’antica leggenda chi avesse costruito mille gru con gli origami avrebbe potuto esprimere un desiderio. Purtroppo il finale non è a lieto fine come nei film.
La cosa che fa più rabbia è che non impariamo mai dai nostri errori passati e continuiamo non solo a ripeterli, ma a peggiorarli di anno in anno. Forse dovremmo seguire quello che diceva il buon Bill Hicks: “Prendiamo tutti i soldi che vengono spesi per le armi e la difesa ogni anno e li usiamo per sfamare, vestire ed educare i poveri del mondo, cosa che si potrebbe fare molte volte, senza escludere un solo essere umano, e potremo esplorare lo spazio, insieme, interiore ed esteriore, per sempre, in pace”.
400COLPI – Kane Video Live
400COLPI | Myspace Music VideosAutore: Fausto Turi
www.myspace.com/400colpi