Dal nostro ultimo incontro del 2004, quando ancora era una “promessa” della musica cantautorale italiana, di strada ne ha percorsa e tutta in ascesa.
Il suo ultimo lavoro è in classifica fra le cantautrici italiane più apprezzate dal pubblico e dalla critica musicale.
L’autorevole mensile britannico Mojo, scriveva di Dove sei tu , precedente lavoro del 2003: «dimenticate tutti gli stereotipi del pop italiano e le sue dozzinali imitazioni operistiche… È una cantautrice, sottile e sensibile».
Incontriamo Cristina Donà la quale ha pubblicato il nuovo lavoro circa due mesi fa, e da alcuni giorni sono state ufficializzate le prime date del tour 2011 dell’artista rock milanese. Il “Torno a casa a piedi” tour 2011 prenderà il via il 25 marzo prossimo da Copparo (FE) e farà tappa nelle principali città italiane
Nel tuo ultimo lavoro se riuscita a costruire uno stile differente, costruite nel tempo, basato sulla ricerca di nuove armonie?
Per me ogni disco è un’avventura nuova. È molto legato alla vita e ai pensieri del periodo in cui lo scrivo, ma anche alla voglia di proporre una parte di me che nei precedenti lavori non si era messa in luce. Mi piace giocare e divertirmi, sperimentare personaggi lontani da me, come fossi un’attrice. Questo vale sia per le parole che per la musica.
Torno a casa a piedi (2011 – Emi) è il titolo del nuovo disco che s’intreccia con la maternità. Questo particolar istante della vita di una donna ti ha regalato qualcosa di in più, nella sensibilità, per lo scrivere i brani?
Non so dire esattamente cosa, ma come spiegavo prima, ogni disco riflette per forza il momento che sto vivendo. La maternità porta con se tanti mutamenti, anche nella percezione delle cose, ti sbatte in faccia molti problemi che prima non consideravi minimamente e allo stesso tempo ti regala emozioni disarmanti. Di questo parlo nel disco, di una nuova prospettiva di osservazione.
“Torno a casa a piedi” è un lavoro che risulta musicalmente ricco di contenuti ma anche con una musicalità morbida e luminosa. Quasi come un racconto di vita?
Se arriva come un racconto di vita alla gente che lo ascolta, bene, era quello che desideravo.
Mi commenti questa affermazione: «Tornare a casa a piedi è una scelta, non un imprevisto, è per me sinonimo di liberazione ed anche simbolo di libertà. È un momento di riflessione, di indipendenza, di autonomia.»
Beh, è quello che c’è scritto, ossia tornare a casa a piedi è un modo per riappropriarci dei nostri tempi, quelli umani, legati alle nostre gambe. È una metafora per spiegare quanto sia importante a volte rallentare per cogliere meglio le sfumature di una realtà che ci sfugge.
Adesso raccontiamo di Miracoli un brano che rimanda al sentimento dell’amicizia…
Anche, è un brano che vuole sottolineare alcuni momenti eccezionali che passano spesso inosservati.
Ancora sul brano c’è un richiamo al film Una storia vera di David Lynch?
Sì, la prima strofa è ispirata a quel film, che racconta la storia di un pensionato settantatreenne, Alvin Straight, il quale coprì in 6 settimane la distanza di 240 miglia (386 chilometri circa) con un taglia erba, unico mezzo a sua disposizione, per andare a trovare il fratello malato, non è un miracolo questo?
Grazie a Cristina Donà, in bocca al lupo e alla prossima.
Autore: Patrizio Longo
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