Attivi dal 1996 (nati – come racconta la loro biografia – dall’idea malsana di Pasta e Dariella di vedere cosa potevano ricavare dall’hip hop se lo tormentavano un po’), sono in giro in queste settimane per presentare il loro nuovo album, “Poweri”, ennesima conferma del loro talento originale nel combinare electro e melodie pop (in quest’episodio cantate sia in inglese che in italiano), chitarre rock e rime hip-hop.
Tanto per non cominciare con le solite cose, partirei da quello che si sente spesso dire di voi. Che siete diversi, divertenti e inadeguati rispetto al contesto in cui si muovono tutti gli altri musicisti. Ma voi vi sentite veramente così?
Diciamo che per noi è sempre stato difficile inserirci in qualsiasi scena. Sul finire dei
‘90, nel momento in cui abbiamo iniziato a scrivere i nostri primi “esperimenti”, era
difficile pure suonare dal vivo per una band che al posto del classico batterista aveva
magari un sampler Akai, o un Roland 808!! Poi immagina…enfasi hip hop, arrangiamenti elettronici e follie post rock! Voglio dire… Pitchfork non aveva ancora sdoganato Jay Z agli indierocker! Divertenti, vuoi per le sagome sul palco, vuoi per la farraginosità del nostro setup credo che lo siamo sempre stati… aggiungerei “buffi” se ce lo concedi.
Anche se avete raggiunto il grande pubblico nel 2005, siete in attività dal 1997.
Come si sono evolute le cose per voi nell’arco di questi dodici anni?
Per gradi sicuramente… La storia degli Amari è caratterizzata da due tipi di scatto. Lo
scatto “casino” e lo scatto “pop”. Un disco è sempre una risposta al disco precendente e questo da “Corporali” in poi! E’ come se ad ogni disco rinnegassimo ciò che abbiam fatto in precendenza! L’unica cosa che rimane sempre li è la formante hip hop, nel senso che da lì tutto è partito ed è diventato altro.
Siete in tour per presentare “Poweri”, il vostro sesto album. Potreste descriverlo a
parole vostre?
Probabilmente è la negazione di “Scimmie d’amore”…. E’ un disco che ci siam divertiti a suonare senza farci troppe pippe. Della serie: “Facciam alcuni pezzi in inglese? Si dai!” e son diventati 5, “Microfoniamo questo ampli di chitarra con un microfono in mezzo al bosco? Detto fatto!”. A noi ricorda il modus operandi di Gamera, anche se questa volta la differenza sostanziale è stata scrivere direttamente in studio e in un tempo molto più dilatato. Dalla cameretta di “Gamera” allo studio di “Poweri”. Abbiam imparato ad accordare le chitarre prima delle recording sessions!
Siete uno dei pochi gruppi che, pur avendo raggiunto il successo, è riuscito a non
“vendersi”, a non deludere mai il suo pubblico, rimanendo sostanzialmente una band per “pochi eletti”. E’ stata una scelta voluta o una conseguenza?
50 e 50. Il problema e il vantaggio è che siam difficili da vendere. Ma anche da
acquistare. Alla fine la nostra musica è totalmente anarchica; sembra quasi di sentire
Max Pezzali nei nostri pezzi ogni tanto! Poi si arriva un ponte shoegaze e non capisci
più che cosa stai ascoltando. Negli Amari ci son tante teste pensanti e questo rende
quello che facciamo molto complesso ma ricco di vitamine. Se guardi lo standard della musica pop italiana capisci che non siamo proprio un “prodotto” vendibile, troppe vitamine. Ci consoliamo ma allo stesso tempo siamo fieri di essere indispensabili però per chi è drogato o carente di queste ultime.
Molti vi etichettano come una band “indie”, per quanto sia controverso il significato del termine. Ma secondo voi, l’indie esiste veramente?
L’indie esiste in svariate forme e contesti. A volte è un’ideologia, un “tatuaggetto”, a
volte un “puntare i piedi”, oppure essere ciechi. Per noi è semplicemente far di necessità virtù. Abbiamo sempre avuto la sfacciataggine di avere totale controllo di determinati ingranaggi nella produzione / promozione della nostra musica. Questo ha comportato anche dei fallimenti ovviamente, ma in linea di massima siamo comunque fieri di ciò che abbiam fatto finora. Dispensare creatività in settori della discografia lontani dall’arte che probabilmente alcune major neppure sognano esistano ci da una sensazione di potenza.
Poweri ma sempre con orgoglio.
Continuiamo sempre sulla notorietà e sul rapporto coi fans. Siete molto presenti su twitter e myspace, rispondete sempre a fans-simpatizzanti e quant’altro, non ve la tirate. Ma in generale, che ne pensate dei social network?
I social network celebrano la simultaneità. Esempio: Prima di Facebook, Twitter, ecc ecc il nostro campo di percezione delle esistenze altrui era molto limitato. Ora abbiamo percentuali certe sulla diffusione dell’insonnia nei nostri amici (Amici mai conosciuti prima …)
Rimaniamo sui siti stile Myspace. Quanto vi ha aiutato nel diffondere la vostra musica? E quanto pensate possa aiutare le band emergenti?
Myspace è stato il primo social network per i teenagers e per la musica indipendente.
Unire questi due elementi è stato il successo e il limite di questa piattaforma ma ha
abituato gli utenti a ragionare in termini di Social networking. Per le band ha
rapprensentato un contatto diretto con i fan. Alle band a cui interessava quest’operazione, ovviamente.
Ammettiamolo. In Italia non c’è nessuno che faccia musica come la vostra. La domanda è d’obbligo: come nasce una vostra canzone? A chi o cosa v’ispirate?
Ci lusinghi…grazie! Negli ultimi anni la musica è ci è nata tra le mani, in sala prove
o comunque in una condizione di collettività. Per i testi invece siamo diventati anche un po’ ladri. Capita spesso che una frase salvata su msn o un’esclamazione di qualcuno attorno a noi finisca dentro una nostra canzone.
Con quale gruppo o cantante italiano fareste una collaborazione?
Perturbazione, Baustelle e … mmm … Giuseppe Junior!
Una domanda che mi piace sempre fare. Che lavoro avreste fatto, se non foste diventati musicisti?
Questo presuppone che la musica abbia devastato le nostre vite… eh eh!. Diciamo che essendo Poweri cerchiam di arrotondare con le nostre improbabili professioni che cambiano ogni 3 mesi. E questo invece, purtroppo succede a tutti.
Chiudiamo in bellezza. Raccontateci i vostri progetti per il futuro.
Sintetici e misteriosi ti annunciamo che stiam lavorando a vari videoclip e ad un
FILM… top secret! Anche noi concludiamo in bellezza e ti facciamo i complimenti per la bella intervista!
Autore: Veronica Serena Valli
www.farraginoso.com