La prima volta che ho sentito parlare degli Styles è stato nel 2006 quando, sul mensile “XL” vidi una foto di Guido, il cantante, che leccava la faccia di Pete Doherty (se provate a dare un’occhiata in rete, sicuramente troverete qualcosa).
Da allora, ne è passata di acqua sotto ai ponti.
Gli Styles hanno pubblicato due album, hanno fatto un lungo tour, hanno collaborato con JAx, hanno prodotto alcuni video di qualità (come l’indimenticabile “Sex”, tributo a Russ Meyer) e adesso tornano sulla scena in versione riveduta ma non corretta.
Riveduta perché i The Styles sono cambiati, non tanto nella sostanza, quanto nella formazione. Steve e Luke, rispettivamente chitarrista e batterista, se ne sono andati, lasciando il loro posto a Carlo e Nick (che ci auguriamo saranno loro degni eredi); l’unico superstite del gruppo iniziale la voce del gruppo, Guido.
Il ri-formato trio, che ha appena dato alla luce il secondo album, “Newrante”, tornerà a calcare i palchi di tutta Italia con una lunga tournèe invernale che lascia ben sperare, visti i successi e le trovate incredibili dello scorso tour.
Li abbiamo incontrati in anteprima, in occasione della loro data del 31 ottobre a Napoli e quando leggerete cosa mi hanno raccontato, capirete che la realtà supera la fantasia (leccate alla faccia di Doherty comprese) e che gli Styles hanno addirittura qualcosa di… alieno.
Tanto per non cominciare con le solite banalità, vorrei partire da un passato recente, cioè quando Guido ha leccato la faccia di Pete Doherty. La storia è vera perché ho le prove fotografiche (XL di Repubblica pubblicò un servizio in merito). Mi racconti quest’episodio?
Ciò che succede nel backstage, rimane nel backstage… regola d’oro del rocknroll.
Sempre in tema di cantanti stranieri, avete aperto i concerti di artisti del calibro di Iggy Pop e Graham Coxon quando eravate ancora tutto sommato all’inzio della carriera. Che tipo di esperienza è stata?
Veder inglesi e americani all’opera da vicino è stata sicuramente la molla che ha fatto scattare qualcosa. Penso che il contatto diretto con l’aristocrazia del rocknroll sia stato un pezzo chiave della mia “educazione sentimentale”.
Anche se il vostro primo album è del 2007, che si sappia, siete attivi dal 2005. Come avete iniziato?
Con il carico e scarico furgoni, tanti chilometri, pochi soldi, tanta roba… un po’ come tutti. Ma noi abbiamo avuto molta più fame di tanti altri.
Parliamo del vostro nuovo album, “Newrante”. Com’è nato? Chi o cosa vi ha influenzato?
Non sono solo un musicista, sono anche un cittadino, e per me “newrante” ben rappresenta il momento storico che viviamo. Abbiamo tutti i mezzi d’informazione, ma le notizie sono filtrate o peggio oscurate, possiamo scaricare gratis tutta la musica che vogliamo, ma in cima alle classifiche c’è solo merda.
Abbiamo accesso a tecnologie che ci consentirebbero un futuro equo e sostenibile, ma il mondo sta sprofondando in un vortice di inquinamento, guerre e conflitti sociali irrisolvibili che trascina il nostro impero (perché ormai la parola impero perfettamente si adatta a quella che fino a oggi era conosciuta come “civiltà occidentale”) sempre più in fretta verso l’autodistruzione.
Siamo in tempo a salvarci se spariamo in testa ai ricconi del pianeta che ci vogliono schiavizzare e smettiamo di mettere un cazzo di segno del dollaro su qualunque cosa esista sulla terra, noi stessi compresi.
All’interno della band, c’è stato un cambio di formazione. Cos’è successo?
Li ho uccisi. E sostituiti con robots programmati per essere una via di mezzo tra alexia e duane peters. Se non sapete chi è duane peters googolatelo subito.
(e io che ci sto a fare? Ecco qui! en.wikipedia.org/wiki/Duane_Peters ndr.)
Parliamo della vostra collaborazione con J Ax. I vostri fans, specie quelli della prima ora, si sono divisi, tra chi l’ha apprezzata e chi meno. Come avete reagito alle eventuali critiche?
Li abbiamo uccisi e sostituiti con robots che non scassassero la minchia per motivi idioti.
Tornando ai gruppi emergenti, c’è qualcuno che preferite?
Le Strisce sono una band estremamente valida. I testi sono tutti geniali e hanno un innato senso del pop che gli invidio molto.
Continuiamo sul tema delle collaborazioni. Avete qualche progetto in cantiere?
Vogliamo solo andare in tour per un po’, adesso.
Avete moltissimi fan e soprattutto, già parecchi gruppi che si ispirano “stilisticamente” a voi, sperando magari di ripercorrere la vostra strada. Che consigli dareste ai gruppi emergenti?
La musica conta il 10%. Tutti quelli che vendono veramente tanto fanno cagare, ma hanno qualcosa di particolare per farsi ricordare. Magari passate un po’ meno tempo in sala prove e un po’ di più dal parrucchiere, diventate stronzi, antipatici, poco virili e soprattutto non esprimete concetti che abbiano una qualsiasi valenza sociale. Sfruttate qualunque occasione per andare in tv, perché chi non ci va non esiste, possibilmente partecipate a un reality. Fate tutto questo e poi, come gli altri prima di voi, andate affanculo.
Che programmi avete per il futuro?
Suonare al duel:beat di Napoli!
🙂
Autore: Veronica Serena Valli
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