A vederla arrivare capisci subito che Juliette Lewis è una Natural Born Rocker, altro che attrice.
E non c’è nemmeno bisogno di vederla in azione sul palco, dove si trasforma in una sorta di adrenalinica Iggy Pop con una voce sporca che ricorda un po’ quella di Janis Joplin (anche se in verità tra le influenze dichiarate, oltre allo stesso Iggy, per lei molto “avantgarde”, Juliette cita: Tina Turner, Chrissie Hynde, Nina Simone, Billie Holiday e Grace Jones).
Chioma selvaggia, fuseaux neri, maglietta a rete, reggiseno argentato, occhi animati dal sacro fuoco. Ci chiediamo quale attrice hollywoodiana si sarebbe presentata così, struccata e di una sciatteria così sensuale, a un’intervista con i media.
Ma Juliette è così e basta: sincera, tanto da rasentare l’ingenuità. Dopo qualche sorso di tè una delle prime cose che dice, col sorriso sulle labbra e senza che nessuno gliel’avesse chiesto, è che non si droga più da quindici anni. Quale altra “very important person” si sarebbe mostrata così nuda, davanti a tutti?
Forse qualcuno potrebbe accusare Juliette di narcisismo, ma il modo in cui si è presentata appunto fuga ogni dubbio.
«Nella mia vita io sono stata tante cose: sono stata cattiva, sono stata una suora, mi sono fatta di droghe, mi sono ripulita… Ho vissuto parecchie vite, non sono “nata cattiva” come canto in Natural Born Killers, anzi sono molto connessa con le altre persone, provo empatia con loro… Però sono sicuramente un tipo strano, pazzo… A scuola ero quella che rimaneva da sola nel cortile, all’inizio volevo essere proprio come tutti gli altri, ho provato a conformarmi, ma poi ho abbracciato la vera me stessa, oggi sono un artista e sono ciò che sono…», risponde Juliette quando le chiediamo, un po’ provocatoriamente, se è veramente una cattiva ragazza, come vediamo nei suoi film.
Ma d’altronde in quanti film lei fa veramente la cattiva?
«Giusto Natural Born Killers: un film molto “avanti”, per Oliver Stone sicuramente… ma per me è un film sciocco [forse proprio perché l’ha ingabbiata in uno stereotipo?, ndr], anche se riconosco che è molto intenso, all’epoca avevo solo 19 anni e mi lasciai semplicemente andare… Poi c’è Cape Fear: in cui il mio personaggio è un misto di malizia e di innocenza, ma non è cattivo… E infine Kalifornia: in cui ero estremamente innocente, ma circondata dal male…».
Assodato che Juliette non è “cattiva”, resta ancora un’attrice?
A quanto pare no… e sì.
«Se adesso mi chiamasse Marty [Scorsese, ndr] io direi: NO! …come faccio? Sono in tour… però ho un mese libero a dicembre, forse potrei fare un film a dicembre, sì… Comunque ho appena finito di girare quattro film in America [appunto, in America, qui in Italia chi li ha visti? ndr], uno è il debutto di Mark Ruffalo da regista, io sono una sorta di “angelo dark”, suono il basso, mi drogo… un film molto intenso, oscuro, difficile… In un altro film ho recitato con Jennifer Aniston [e qui sarebbe potuto partire il pettegolezzo, visto che hanno avuto un fidanzato in comune: il fortunato Brad Pitt… ndr]».
Il presente e il futuro di Juliette oggi è tutto nella musica, una cosa che ha sempre voluto fare.
«Quando ero piccola me ne stavo sempre davanti a uno specchio a ballare e cantare, era una cosa che mi piaceva, mi emozionava… era una cosa molto fisica, che mi eccitava… mi piaceva “recitare” una parte… ma non quella della rockstar, piuttosto quella dell’artista… Ora tutto questo è un sogno che è diventato realtà».
Perché Juliette oggi abbia scelto di dedicarsi più alla musica che al cinema, anche se essere una musicista è molto più stancante, ce lo spiega subito.
«Ho fatto film per quindici anni, ho iniziato molto giovane, ma ho sempre voluto essere una musicista: andare in tour per tutto il mondo, vedere posti sconosciuti… Sono molto molto molto seria riguardo la mia carriera musicale, è un impegno serio per me, non un hobby come molti possono pensare… Certo essere una musicista è molto più stancante che essere un’attrice: l’ambiente è diverso, ci sono molte decisioni da prendere, perché qui è come se fossi io la regista, decido io i suoni, dirigo gli altri, racconto storie… c’è molta pressione, stai sempre su un palco, non sei mai a casa, non dormi… poi devi essere molto responsabile, devo stare attenta alla voce… Ma mi piace scrivere canzoni, amo tutto questo, mi sento libera».
In effetti Juliette si mostra molto protesa in avanti, in continua evoluzione, dal punto di vista musicale.
«Adesso è solo Juliette Lewis, senza The Licks, che avevano un suono molto più “old school”, basato sulle chitarre… Invece oggi il suono è molto diverso, dinamico, una cosa completamente differente: ci sono parecchie belle melodie, varie fragranze… Voglio andare avanti, progredire, il suono del nuovo disco [un po’ deludente ahinoi, nonostante la produzione del marsvoltiano Omar Rodriguez-Lopez, ndr] è molto più personale, una sorta di avventura… Io sono sempre in movimento, questo disco è una naturale evoluzione, ci ho messo dentro tutte le mie contraddizioni, le mie emozioni… Il titolo “Terra Incognita”, in latino, l’ho preso da un libro, è perfetto: voglio andare in terre sconosciute, sono stata in così tanti posti andando in tour: Turchia, Australia, Finlandia… Sono un’esploratrice…».
Insomma, a Juliette brillano proprio gli occhi quando parla di musica. Eppure anche quando parla di cinema e ricorda alcuni dei grandi registi con cui ha lavorato è tutta un brillare e un sorridere. D’altronde perché scegliere di essere musicista o attrice se puoi essere tutte e due le cose?, si chiede lei stessa.
«Scorsese è il migliore, un bambinone, sprizza elettricità da tutti i pori, è capace di lavorare dalle sette di mattina alle dieci di sera, e sempre con la stessa energia, sta lì a guardarti recitare solo per il gusto di guardarti, ama così tanto il Cinema, è uno che ti ispira molto… E poi c’è Woody Allen, che nei suoi film sembra sempre così goffo e buffo, mentre nella vita vera è così composto, super-intelligente, è un regista che ti lascia molto libera… Un regista italiano che apprezzo molto è Federico Fellini: è magico, è uno che cattura la poesia della vita, qualcosa di mai visto… Giulietta Masina nei suoi film sembra una fata…».
La dolce Juliette s’innervosisce [si fa per dire, ndr] solo quando, in chiusura d’intervista, arriva l’(in)evitabile domanda sulla famigerata Scientology.
«Oh, la stampa è così stupida, così stupida… Hubbard è uno scrittore, e anche molto intelligente, io leggo i suoi libri e per me hanno senso, mi piace ciò che scrive… Scientology è una religione molto avanzata: puoi essere cristiano, ebreo, buddista e allo stesso tempo aderire a Scientology… una cosa perfetta per me, che non sono una seguace o che… Io sono una persona molto indipendente, ho le mie opinioni… Per me Scientology è comunicazione e superamento delle nostre paure più stupide…».
Evvabbè Juliette, vallo a raccontare a tutte quelle persone per cui la più grande paura è proprio Scientology che si rifiuta di comunicare con loro civilmente.
Ma come si fa a non perdonartela questa, sei troppo carina e, a modo tuo, ingenua, per sospettare malafede. E poi quanti (cinici) artisti del tuo calibro al giorno d’oggi si metterebbero in gioco come te arrivando addirittura a commuoversi una volta invitati a dividere lo stesso palco di Cat Power e i Pretenders?
Alla prossima, Juliette… ma non dimenticare lo stage-diving, però!
Autore: Lucio Carbonelli (special thanks to Lorenzo Licciardi)
www.myspace.com/juliettelewis