I Matmos rappresentano probabilmente lo stato dell’arte dell’elettronica, nonché una delle compagini più vitali e ben costruite. Nell’ultimo disco di ritratti fanno suonare rose, macchine da scrivere, lumache, secondo un’idea di suono raramente così consapevole.
Dal 3 settembre il duo di S. Francisco, in compagnia di Zeena Parkins, farà un tour nella nostra penisola e toccheranno S.Giorgio a Cremano – Napoli il 6, l’8 Faenza, il 9 Bolozano e il 10 Venezia.
E’ interssante il filo conduttore che unisce i vari personaggi (artisti, pensatori, pornografi, scrittori) che avete scelto di omaggiare in questo concept album. Perchè privilegiate in modo evidente la forma del concept album?
M.c: Penso che tutti i musicisti partano da un concept, anche quelli che lavorano su una canzone alla volta. Noi usiamo l’espediente del concept per superare la “sindrome della pagina bianca”. Si potrebbero fare album di canzoni sul NIENTE, ma significherebbe non sapere da dove cominciare, così usiamo il concept come linea guida…ma non credo proprio che sia il nostro UNICO modo di comporre!
E’ particolarmente illuminante la scelta di alcuni di questi personaggi.
Wigtenstein in particolare con il “Tractatus” è tra i primi studiosi a concepire forme di classificazione dei materiali secondo dei principi d’ordine, proprio come un dj che avesse a che fare con un sequencer e la scelta dei campioni. E Bourroghs, teorico del cut-up, è un riferimento essenziale di tutta la cultura elettronica. Sono due “pensatori elettronici” ante litteram. Questi i motivi che vi hanno portato a riflettere su di loro? E Quali i motivi per cui scelta è caduta su tutti gli altri?
Drews: Quella di Wittgenstein è stata un’ossessione per molti anni della mia vita. Poco prima della laurea abbandonai filosofia per letteratura, in parte perché credevo fermamente nelle posizioni del primo Wittgenstein per cui il linguaggio era l’aspetto fondamentale del comportamento umano. Ero convinto delle sue idee, in modo piuttosto patologico. Ora ho acquisito una certa distanza critica, ma questo pezzo è stato una chance per ritornare alla mia infatuazione. Allo stesso modo, ci siamo formati con molte delle idee di Bourroughs – è sua la prima descrizione del sesso gay che io abbia mai letto, in Soft Machine, così ho cominciato a pensare anche ad una sessualità modulabile, tramite il cut-up. Per ciascun personaggio c’è un differente livello di condivisione e di personale empatia.
In questo disco compaiono numerosi ospiti. Come avete scelto ognuno di questi e come siete arrivati al tipo di lavoro che ognuno ha fatto sul disco?
M.C: Molto spesso dobbiamo risolvere problemi legati al fatto che non sappiamo esattamente come suonare gli strumenti che abbiamo pensato possano essere i più rappresentativi per i personaggi del concept…Per esempio in “Public Sex for Boyd McDonald” un riff di un chitarra funky sarebbe stato esattamente quello che ci voleva: Il nostro amico Mark Lightcap ci venne immediatamente in soccorso. Altri sono corsi da altre parti del mondo come Antony (di Antony and the Johnson), quando stavamo lavorando al pezzo “Semen Song for James Bidgood” la sua voce ci venne in mente come perfetta “voce vogliosa”, e siamo stati deliziati dal fatto che Antony fosse felice di farlo.
Ogni vostro lavoro si distingue per una particolare “messa in forma” dei suoni. In questo sembrate attestarvi ad una forma di “artigianato elettronico”, rispetto alla “chirurgia musicale” per esempio di A Change for a cut…, ad ogni modo verso un suono molto materico, che evoca la musica concreta, giusto?
Drew: Si, per noi è fondamentale riuscire ad ottenere una musica che sia sempre oscillante tra un suono grezzo ed uno modulato, c’è bisogno di entrambi gli aspetti per avere il tipo di movimento desiderato. Abbiamo attinto al grande bagaglio di ispirazione dalla musica concreta. Un punto fermo per il nostro costruire strutture musicali con oggetti della vita di tutti i giorni. Il prossimo anno faremo una performance all’ INA/GRM di Parigi sull’invito di Christian Zanesi ed è un grande onore per noi. Anche noi pensiamo che l’esperienza della musica concreta pervada molti aspetti della cultura digitale. Infatti tutti i film, i programmi tv e le canzoni pop sono fatte tramite il taglia e incolla di unità minime. Così in senso lato l’intera industriale consiste dei principi della musica concreta, se guardi a fondo.
I Matmos hanno spesso fatto musica utilizzando le più disparate fonti rumorose: Come avete deciso questa particolarissima gamma sonora? E quali processi compositivi avete attivato nell’assemblarli?
Drew: Certe volte per le ragioni poetiche o estetiche non ci rendiamo conto di quanto possa essere difficile ottenere un suono da campionare, per esempio con le rose. I primi tentativi sono stati basati semplicemente sullo sventolare mazzi di rose in aria e producendo suono attraverso lo sfregamento dei petali tra loro, un rumore soft, non particolarmente promettente. Bagnando i petali e facendoli scontrare pesantemente, c’è stato un miglioramento. Spesso prendiamo in considerazione la possibilità di utilizzare un oggetto come strumento in primo luogo per il suo valore concettuale, cosi in un secondo momento bisogna lavorare sodo per costruire un suono ben articolato. Certe volte idee di suono ci vengono per somiglianza. Una volta per esempio pensavamo che in qualche modo avremmo voluto usare una lumaca e questo ci ha fatto pensare all’uso del corno francese, perchè sentivamo che questo strumento la evocava formalmente – così da un ‘idea visiva si può tirare fuori un suono.
Ma è musica elettronica?
M.c: Beh, hanno interamente assemblato elettronicamente, se l’assemblaggio digitale è considerato “elettronico”…. c’è anche un piccolo fairly sintetizzatore analogico sul disco, una parte di ARP 2600 in un paio di pezzi, l’ SH101… Senza elettricità questo sarebbe stato un disco DAVVERO QUIETO! Penso che la musica concreta come la intendi tu è una influenza sul nostro modo di pensare.
Cosa dobbiamo aspettarci dai vostri concerti futuri?
Drew: Espanderemo la nostra line-up per includere molte più persone di talento che possano sviluppare I brani. Parlo di Zeena Parkins, the So Percussion guys, Nate Boyce, Mark Lightcap, Jay Lesser…. Siamo stati veramente fortunati che tutti abbiano accettato di viaggiare insieme a noi per aiutarci a realizzare live la nostra musica. Abbiamo già suonato uno show in SF con venti musicisti che hanno percosso lastre di acciaio con mazzi di rose sopra le nostre teste ed intorno a noi, quando stavano piovendo petali di rose sulle nostre teste…cominciammo a suonare. E’ divertente essere parte di questo gruppo!
Autore: PasQuale Napolitano
brainwashed.com/matmos/ – www.zeenaparkins.com