Paulo Gouveia ha realizzato il suo sogno. È riuscito infatti a diventare uno degli artisti pop portoghesi più famosi nel mondo, passando dall’ “anonimo Paulo a Gomo”. È stata, infatti, l’uscita del suo debut album “Best of Gomo” a dargli un’ampia notorietà, non senza, però, affrontare grandi sacrifici (“mi è costato il matrimonio”). Ma le sue intenzioni non sono quelle di sedersi sugli allori, anzi, questo è solo il primo passo prima di poter esaudire il desiderio di sentire dire ai suoi fan: “Conosco Gomo dall’inizio della sua carriera. Molto tempo prima che fosse una grande star”. Grandi sacrifici, quindi, ma anche grandi soddisfazioni. Insomma di tutto questo (gioie e dolori), e tanto altro, ne abbiamo parlato direttamente con lui. E allora, lasciamogli la parola.
Tu vieni dal Portogallo dove, come in Italia, non c’è un importante tradizione pop rock da esportare. Qual è il segreto per avere successo anche contro la tradizione?
Non so se c’è stato qualche segreto dietro il mio successo a parte il fatto che alla gente piace veramente la musica che faccio. Ma sono perfettamente consapevole che ci sono delle cose che fanno la differenza e attirano l’attenzione per un tipo di musica per nulla tradizionale nel mio paese. Prima di tutto, i Portoghesi sono stanchi delle sofferenze dovute a tutti i problemi economici che il Portogallo ha affrontato, quindi penso che nel momento in cui “Best of” è uscito, la gente fosse ansiosa di ascoltare musica divertente che potesse fargli dimenticare i problemi e penso che la mia musica fosse una sorta di risposta a tutto questo.
Quando quest’album è uscito, poi, tutti i critici stavano dicendo grandi cose di “Best of Gomo” e l’impatto delle prime pagine di alcuni giornali e riviste finivano per convincere molte persone che il pop fosse una musica che meritava d’essere ascoltata.
Infine è stata grande l’importanza che il video girato da Rui De Brito ha avuto in tutto questo processo di esportazione della mia musica in altri paesi. Non ricordo di un altro video portoghese che abbia raggiunto così tanta gente in tutto il mondo e di conseguenza nessun altra canzone portoghese ascoltata da così tante persone. Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile (non così presto, almeno) senza Mtv che mi diede l’opportunità di mostrare il video di “Feeling Alive” a un così vasto pubblico in ogni parte del mondo.
La tua storia sembra quella classica del “Sogno Americano”. Due demo mandati a una radio nazionale, l’heavy rotation, la firma per una major, Mtv… Veramente è stato tutto così semplice?
Se la metti così, sembra veramente che tutto sia stato semplice e tutto ciò che abbia dovuto fare sia stato “schioccare le dita” per far realizzare tutti i miei desideri, ma tutto questo non è stato un caso. C’è stato un lungo e duro lavoro dietro questo successo. Ricordo ancora la difficoltà di costruire il mio studio (mi ha preso un anno), mentre dovevo barcamenarmi in due lavori contemporaneamente, per guadagnare abbastanza denaro per sfamare la mia famiglia e poter esaudire i miei desideri. Tutte quelle ore spese costruendo il mio studio, componendo le mie canzoni e imparando come raccapezzarmi con diversi strumenti di cui non conoscevo alla perfezione il funzionamento…mi è costato il matrimonio. Non è stato facile continuare, ma la mia famiglia e i miei amici mi hanno dato la forza necessaria per raggiungere il mio traguardo e qualche mese dopo stavo ancora mostrando le mie canzoni a un piccolo gruppo di amici che mi ha convinto che quella fosse la strada giusta. Naturalmente questo è solo un riassunto di quello che è successo nel passaggio dall’anonimo Paulo a Gomo, ma dà la giusta immagine di quanto sia difficile il percorso per diventare un musicista quando hai la “corrente” contro. Mi sento triste per tutti quegli artisti che, per diverse ragioni, devono arrendersi…non puoi immaginare quanto è gratificante leggere la mail di qualcuno, fuori dal Portogallo, che dice di adorare le mie canzoni o il mio video. È la miglior ricompensa che tu possa ricevere per tutti gli sforzi che hai fatto. Ringrazio Dio per avermi dato, al tempo giusto, la forza di cui avevo bisogno.
Cosa significa Gomo?
Gomo significa: spicchio d’arancio. Il motivo per cui ho scelto questo nome è perché la mia band, prima di Gomo, erano gli Orange (“Arancia”, in italiano ndr), e da quando lavoro solo…questo nome mi è sembrato perfetto a quel tempo (l’album è del 2004 ndr). E lo è tuttora.
Ora il tuo nome è conosciuto in tutta Europa, e non solo. Come ti senti?
Come ho detto prima, è difficile spiegare a parole quello che mi passa per la testa, tuttora. Quando ho realizzato quel che avevo fatto con un solo album… Mi sento come una delle persone più fortunate sulla terra, ma per essere onesto, desidero ancora di più e continuerò a inseguirlo anche dopo questo risultato, fino al giorno in cui i miei fan potranno orgogliosamente dire: “Conosco Gomo dall’inizio della sua carriera. Molto tempo prima che fosse una grande star”. Spero di poter avere ancora più visibilità, perché la mia esperienza mi dice che la maggior parte delle persone che ascolta la mia musica si diverte molto, soprattutto quando viene a vedere i miei concerti.
Perché hai scelto “Best of”, come titolo per un album di debutto. Pensi che registrerai mai un vero “Best of”?
Odio il solito concetto di “Best of”. Quando un gruppo o un artista rilascia un “Best of”, sembra che stia dicendo alle persone che il resto delle canzoni che non appartengono a questo disco non sono buone come quelle che ne sono incluse. Ma se non lo sono, allora, perché diavolo le hai registrate? Io considero tutte le mie canzoni il meglio che abbia mai fatto, soprattutto se sono le prime cose che ho fatto. Ecco perché il titolo “Best of” mi sembrava il più appropriato.
Questo è un classico album indie pop. Nessuna architettura pomposa né progetti complessi. Piuttosto un album semplice e solare. Cos’è la musica per te?
Per me, la musica è ciò che ho fatto. È quando un musicista incide esattamente ciò che sente nella sua mente. Nessuno stratagemma né terze opinioni. Niente deve distrarre il musicista dal suo percorso iniziale. Se un musicista vede la sua musica come un progetto complesso, alla fine lascia stare. Nel mio caso voglio che le mie canzoni siano semplici e dirette. Non voglio provare nulla a nessuno. Non sono il miglior musicista del mondo e non sono, onestamente, il miglior compositore che abbiate mai ascoltato, e non intendo esserlo. Beh, mi concentro in ciò che sento e sul modo in cui possa creare un suono reale con le mie capacità. Quando ascolto una canzone mi deve dare un senso come lo dà a un normale ascoltatore ed è esattamente ciò che cerco di realizzare come musicista. Ricordo quando andavo allo studio e mostravo “Feeling Alive” a differenti produttori prima di lavorare con Mario Barreiros… è stata un’esperienza terribile. Alcuni di loro prendevano la strana voce che puoi ascoltare prima del ritornello (una voce simile a quella di Alvin, personaggio di un noto cartone ndr), altri cercavano accorgimenti per ottenere un suono più rock etc etc. Solo Mario Barreiros ha capito che le canzoni devono essere un’ estensione di ciò che succede nella mia testa e non puoi immaginare quanto sono contento di aver trovato qualcuno che ha registrato, nel mio piccolo studio, le mie canzoni esattamente nel modo in cui dovevano essere registrate ed è stato capace di cogliere la loro essenza quando sarebbe stato facile perderla in quello studio.
Quali sono i tuoi “padri” musicali?
Spero che tu intenda le mie influenze…Nessun dubbio sul fatto che Stone Roses e Ride sono stati responsabili del mio voler diventare musicista, ma solo quando ho ascoltato artisti come, Air, Beck o Postal Service ho deciso di fare qualcosa da solo. Mi piace, però, anche ascoltare altre cose come Eels, Interpol, Sufjan Stevens, Clap your hands say yeah, Bloc Party, Arcade Fire, The killers, Kasabian, The Strokes, The Doves, The Reindeer Section, Snow Patrol, etc, etc. Amo la musica.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Stai lavorando a un nuovo album? Puoi dirci qualcosa a riguardo?
Da quando sono diventato papà desidero poter fare un album e uno spettacolo per bambini. Probabilmente cambiando nome. Ma voglio che sia fantastico, devo solo rimandarlo di uno o due anni. Il mio peggior difetto, infatti, è che voglio fare un sacco di cose contemporaneamente, e da quando sono un solista non è facile fare tutto ciò che desidero. Devo concentrarmi nel creare il nuovo materiale per il mio prossimo album, mentre cerco di promuovere il mio disco negli altri paesi. Il prossimo maggio andrò ancora a LA per fare uno showcase al Muse Expo e forse un paio di concerti fuori dal Portogallo per promuovere “Best of Gomo”.
Quando potremo vederti in Italia?
Sto cercando di fare del mio meglio per poter suonare in Italia al più presto, ma dipende da un sacco di cose. Devo essere sicuro che gli italiani mi vogliano lì, e più fan avrò più presto verrò a suonare nel vostro paese e non puoi immaginare quanto sono ansioso di farlo. Sono stato a Roma agli MTV EMA’s nel 2004 e mi sono sentito come a casa. Bella gente, un tempo stupendo…potrei tranquillamente vivere in Italia per tutta la vita.
È cambiato qualcosa, in Portogallo, sull’onda di “Best of”? Puoi suggerirci il nome di qualche giovane gruppo?
Certo che posso. C’è un gruppo che mi piace molto, i Plaza, ma ce ne sono molti altri, come ad esempio: The Gift, Loto, Cindy Kat (electro-pop), Fonzie, X-Wife (Rock), U-Clic (electro) and David Fonseca (Alternative pop/rock). Cantano tutti in inglese e penso che dovreste cercarli in internet, soprattutto i Plaza.Autore: Francesco Raiola
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