Ancora una bella notizia proveniente dallo stimolante ambiente della provincia campana, a tutt’oggi sicuramente palcoscenico più produttivo e stimolante per le band emergenti locali. Francesco Mattia Pisapia (Voce, Chitarra, Synth), Alfonso Senatore (batteria) Rocco Izzo (basso), Antonio Prugno Siniscalchi (chitarra), vengono da Salerno e hanno confezionato un EP, TreppiEppi, dal titolo curioso ma dai contenuti interessanti. In tutto cinque brani, che mixano blues, hard rock e l’indie passando attraverso una contaminazione elettronica.
Lampioni in caos introduce l’album presentando all’ascoltatore subito le chitarre, graffianti e calabronesche stile hard rock: e come un pezzo hard rock piuttosto convenzionale procede il pezzo fino a una interessante variazione, che ne modifica lo stile conducendolo verso l’alternative rock. Con questo brano e con quello finale, La Mira, la band ammicca volutamente a conquistare d’impatto, trattandosi di suoni più “popolari” e orecchiabili.
Le cose più stimolanti sono all’interno: Supermarioblues parte dalla stessa trama musicale delineata dalla lead guitar, ma subito si inseriscono cori in falsetto e interventi di sinth che rendono il pezzo più complesso e intrigante di un semplice riff hard rock, fino alla conclusione strumentale quasi da surf rock acido che ne rappresenta senz’altro la parte migliore.
In Non è un problema nostro, l’inizio psichedelico, i bassi dominanti, il riff portante, e un’elettronica presente ma non troppo invadente, la cantata sussurrata iniziale, i cambi di ritmo, rendono la traccia meno convenzionale di quanto il sound di chitarra alla Linea 77 dei pezzi precedenti potrebbe far sembrare.
Siamo al livello più alto dell’EP, tale da rendere questo pezzo ben diverso dagli altri, ancora troppo acerbi per lo stile che i ragazzi stanno cercando di raggiungere: questa è la strada. E il testo, non banale come pure per le altre track, è una critica tutta giovanile all’atteggiamento di rinuncia davanti a situazioni di difficoltà, alla poca voglia di cambiare le cose, prima su tutte il paese. Insieme con Non Pregare mai e Lampioni nel caos, i quattro ragazzi intraprendenti e ambiziosi affidano a queste tre canzoni il loro messaggio testuale: via la testa e le orecchie dal sommerso, sveglia e reazione.
Non pregare mai, infine, con il riff iniziale e il ritmo veloce di batteria un po’ troppo simile agli altri, ritorna al sound predominante, come anche La Mira, che addirittura ammicca al pop-rock. Ma in Non pregare mai la variazione in fase finale prima del ritornello metal conclusivo viene a salvare dal troppo “già sentito”.
In realtà i quattro ragazzi, giovanissimi, mostrano già non solo di saper suonare, ma di lavorare bene in fase di produzione e post-produzione, cosa non affatto comune fra le band esordienti, e sanno già indirizzare i loro suoni alla ricerca di qualcosa di più del rock convenzionale fatto di chitarre calabroni. Non sempre ci riescono, ma l’elettronica e il computer sono una chiave che può aiutarli.
Ne viene che l’EP appare un prodotto misto, con uno-due pezzi sicuramente più evoluti, ed altri, non a caso i più vecchi di composizione, ancora legati a un sound più “facile” e poco approfondito, da cui però si sente la voglia di smarcarsi.
Per un primo EP è più che abbastanza, e il margine di miglioramento è tutto nelle loro potenzialità, davvero significative. C’è ancora da fare ma la strada si vede.
Autore: Francesco Postiglione