Una novità gustosa e sfornata proprio dalle nostre parti è in arrivo proprio in questi giorni: EP in uscita (con relativa esibizione live di presentazione) per un gruppo esordiente di tre ragazzi di Portici che scavalcando generazioni di musicisti, migliaia di chilometri (e secoli di arretratezza musicale, verrebbe da dire) guardano direttamente alle tendenze più recenti del rock oltreconfine e oltreoceano.
Stiamo parlando dei Burlesque (Fabio Atteo alla voce e chitarra, Giampiero Le Guyader alla batteria e Dario Menna al basso) e dell’indie rock, sottogenere che negli ultimi anni va per la maggiore ispirando band come Strokes, Franz Ferdinand, i primi Killers, i Kings of Leon, i Cribs, i Virgins e molti altri.?
Giovani sì, ma non alle prime armi, i Burlesque in soli due anni di vita hanno già all’attivo qualche importante uscita sul palco (hanno aperto il concerto dei 99 Posse ad Ercolano, hanno condiviso il pubblico con Linea 77 e sono arrivati finalisti al Nano Contest 2011 e al Pummarock Festival Contest dell’anno scorso), una esperienza di serate unplugged nei locali secondo il classico schema chitarra e voce, e un bassista, Dario Menna, ex membro dei La Strada.
Ed ecco allora che il vento fresco dell’indie rock che normalmente scorre lontano questa volta scuote anche il nostro territorio, campano e nazionale: e mentre band pur dignitosissime come Le Strisce e i Foja lo cavalcano mantenendo però i testi in italiano, i Burlesque scelgono di comunicare direttamente con la lingua madre dei loro gruppi ispiratori, nella quale si trovano perfettamente a loro agio.
Ascoltate la gioiosa Easy Coffee la scoppiettante Clowns (che è anche il primo singolo) e la freschezza dell’indie New York Style degli Strokes vi arriverà direttamente nelle cuffie; proseguite con la melodica e romantica Swing Torture e la dinamicissima e aggressiva Human Comedy, e sarete trasportati nel Tennesee dei Kings of Lion; fatevi sorprendere dal travolgente ritmo country-blues di First of April, e fatevi distrarre per un attimo dal sapore britrock di The Garden, in cui si citano i Blur. ?
Avrete alla fine una combinazione di freschezza e entusiasmo, di pulizia sonora e eleganza tecnica di rara fattura nei tempi nostri e nella musica nostrana, combinata però, e questo è forse il vero valore aggiunto, con una semplicità dei messaggi e una scanzonatezza gioiosa del loro suonare (che non vuol dire poca serietà, tutt’altro) che va in direzione esattamente contraria a quella di troppe rock band italiane pur brave ma che paiono amar citare se stesse pur non essendo gli Stones e giocare a fare i poeti ermetici del terzo millennio.?
Nel sound Burlesque (già dal titolo si invitano a non prendersi e non prendere niente troppo sul serio) non c’è niente di tutto questo virtuosismo musicale, di questo narcisismo autoreferenziale e di questo ermetismo testuale: solo musica fresca, vivace, e tuttavia molto pulita e sapientemente tecnica (soprattutto nella gestione dei ritmi e delle chitarre sincopate), che ha come obiettivo quello di non voler annoiare e di divertire chi la suona e chi l’ascolta. ?
E potete giurare che ci riescono davvero, mostrando un talento davvero sorprendente considerata la giovane età (i tre ragazzi viaggiano sui vent’anni), talento che non s’accompagna come spesso accade in questi casi alla presunzione.
C’è in questa semplicità davvero la grande lezione del rock americano, da Dylan, Birds, Beach Boys e Springsteen fino alle giovani coast-band dei giorni nostri. Ed è un piacere sentire che questa lezione una volta tanto attraversa l’oceano e si ferma sotto il Vesuvio.
Il migliore augurio per il loro primo EP I was I am I will è allora quello che già nel titolo viene evocato: rimanere ciò che si è, soprattutto quando si è qualcosa che vale.
Autore: Francesco Postiglione