Più un EP che un lavoro di ampio respiro, Come le foglie apre con Lothlòrien, inno benefico, quasi karmico, alla musica, apologia del proprio lavoro, non eccezionale ma decisamente d’impatto. Un biglietto da visita perfetto che rispecchia l’intero album, in un solco congiunto tra atmosfere prog-rock e progressive, composte da chitarre in overdrive, organi e synth. Un bel progetto, probabilmente destinato a restare di nicchia a causa della non sempre facile lettura, ma che per gli amanti del genere può diventare davvero un buon passatempo. Difficile lettura, si diceva, sia sotto il punto di vista squisitamente armonico e melodico, ma soprattutto sotto quello dei testi, decisamente ermetici in alcuni punti, ma allo stesso tempo quasi paradossalmente ultra evocativi.
Come le foglie ci regala anche un brano totalmente strumentale, scelta coraggiosa soprattutto per una band non affermata (ed in un album di soli sei pezzi), buon “intervallo”, cesura tra le due metà. Molto più prog-rock il quarto brano, Sul dorso della tigre, dove un sapiente uso di synth fa da collante tra le tonalità alte di Lucio Auciello ed un pulsante basso a cura di Gennaro Galise, supportato a spada tratta da una perfetta ritmica gestita da Mario Villani.
Un lavoro più che valido, dunque, che si arricchisce con lo spessore dei credits all’interno del booklet, decisamente sentiti e senza frasi fatte. Da ascoltare in un buon impianto.
Autore: A. Alfredo Capuano