I Calhoun danno seguito al loro esordio con questo nuovo lavoro autoprodotto, e cercano di fare le cose in grande chiamando in consolle Stuart Sikes, che ha già lavorato con i White Stripes.
Le tredici tracce di questo lavoro si stendono su un pop rock di matrice Usa, accostabile, quando è meno melodico, allo stile di Tom Petty. Il sound affonda le radici negli anni ’80, quelli più melodiosi, avvolgenti e rassicuranti, maggiormente evidente in brani come “Lioness”, in “Thrown in the universe”, invece, i Calhoun si adagiano su una ballatona, quasi strappalacrime eccessiva nell’enfasi.
Discorso a parte meritano “Ryders”, un bel country vibrante ed “Indian melody” strutturata su un ritmo molto scandito e percussivo, mentre “Many happy regrets” è l’apoteosi della ballata pop-rock.
Autore: Vittorio Lannutti