Una chitarra acustica e una manciata di note di piano si scontrano con rumori, stridori, glitch, micro-pulsazioni digitali. E’ “Omonime”, brano d’apertura e “summa” dell’estetica sonora di Le mal d’archive, duo napoletano che propone un ostico quanto affascinante percorso artistico che combina calore analogico, cantautorato umbratile dal sapore “classico” (“La chanson de mai ‘94” che omaggia la scuola degli chansonniers francesi del secolo scorso) e sperimentazione elettronica senza compromessi (come dimostra il rumorismo impietoso di “La chanson de Noel/1”). La “vena” cantautoriale è letteralmente “filtrata”, processata, de-strutturata dalle macchine. I fiati (un sax, una tromba) e i campionamenti vocali rendono il tutto ancora più straniante, piuttosto che rassicurante. Romanticismo post-moderno. Da tenere d’occhio.
Autore: Daniele Lama