Dieci minuti in compagnia del primo Ep dei DiD equivale ad un’ora di cardio-fitness intensiva. Il lavoro complessivo appare come un perfetto mix di suoni recuperati dai sintetici e glam anni ottanta, imbevuti poi nella scena elettronica d’oltremanica. Dal ritmo serrato di Time for Shopping, con le percussioni ondeggianti che scandiscono il tempo, il basso che sostiene le voci sfrontate e acide e le distorsioni che si intrecciano con il lavoro del sintetizzatore, si passa al vero e proprio debutto della chitarra su Ask U2, un perfetto singolo elettro-indie che non sfigura per niente accanto ai già collaudati successi di Klaxons e affini. Anzi. L’intensità cresce su Breakdance, dove le distorsioni si fanno più cattive e si scaricano completamente verso la deflagrazione finale, recuperata dall’accompagnamento di basso su Crazy Yes, la traccia di chiusura, che dai toni cupi della linea vocale tributa al volto new wave della decade del synth. La band torinese ha imparato magistralmente la lezione anglo-europea delle dancefloor più roventi, dagli MGMT agli Lcd SoundSystem, attraversando i Soulwax. Le canzoni di Time for shopping sono tracce che non stancano all’ascolto ripetuto; semmai ci si stanca a ballarle, perché è impossibile smettere, una volta che sono partite.
Autore: Olga Campofreda