Orgogliosamente ispirati da autarchici principi, i cinque ragazzi de Il Rumore del Fiore di Carta confezionano con estrema cura il seguito del loro già ottimo “Origami 62” (recensito all’epoca su queste stesse colonne) e ancora una volta fanno tutto da soli arrivando persino a stampare “Fallen” in doppio vinile oltre all’ormai canonico formato cd.
Primi tre brani vaganti tra narcolessie post-rock (“Nestor 10”), folk palpitante (“Reykjavik”) e jazz avvolto in pellicola electro (“Al sapore di fisherman”); umori instabili scossi dalle impennate chitarristiche di “Ambassador”, alimentati dalle scarne liriche di “Conto alla rovescia” e poi definitivamente travolti dal catartico feedback di “Leon 1954” (l’apice del disco, un brano semplicemente splendido!).
Seppur la devozione per Massimo Volume e Mogwai continui qua e là a lasciare tracce, la band molisana ha ormai raggiunto una totale convinzione nei propri mezzi e un’assoluta padronanza del proprio suono. Ne sono ulteriore prova la perfezione formale della title-track ed il vibrante epilogo di “Mira”.
Autore: Guido Gambacorta