Confezione cartonata, artwork bellissimo (opera dell’artista giappo-danese Nan Na Hvass), solo quattromilacinquecento copie stampate e numerate: questo basterebbe a rendere “Under giant trees” un oggetto appetibile ai feticisti musicologi.
Mezz’ora di musica incantata, incredibilmente evocativa: questo il motivo che dovrebbe spingere all’acquisto quelli invece più interessati al contenuto.
I danesi Efterklang, in attesa di tornare sulle scene col prossimo LP, si rifanno vivi con un ep di cinque brani inizialmente concepiti per essere esclusivamente suonati dal vivo.
In “Falling horses” glitch, pulsazioni digitali e voci ricche di pathos – quasi fossero protagoniste di arcaici riti religiosi – s’imbrigliano nelle maglie di una musica orchestrale, potente. “Himmelbjerget” ha dei toni austeri, inquietanti, con un finale quasi da marcia marziale che si scioglie in dolci note di piano. “Hands playing butterfly” viaggia su territori più minimalisti, mentre “Towards The Bare Hill” rievoca canti di marinai di qualche taverna di un porticciolo sul Mar del Nord catapultati, non senza effetti stranianti, in un mondo sonoro dove sperimentazione, musica folk, classicismi ed elettronica s’incontrano a metà strada. “Jojo” ha un crescendo emozionante, ancora una volta enfatizzato dall’uso corale della voce, degli splendidi archi (qui come altrove, nel disco, suonati dagli ospiti Edda e Hildur del quartetto islandese Amiina) e un finale da “quiete dopo la tempesta” con la tromba protagonista.
Alta classe, non c’è che dire.
Autore: Daniele Lama daniele@freakout-online.com