Disco un po’ vecchio, ok. Ma permettete? E’ in ristampa, e per giunta lo ricevo brevi manu da chi, nello staff di Vurt, ne è corresponsabile. E non “colpa” si tratta, anzi. Il trio genovese – da poco allargatosi a quartetto – giunge a noi con una scia promozionale assolutamente minuscola, e ci sorprende non poco, innanzitutto per il nome, così bizzarro, ma soprattutto – ed è la sostanza – per l’effettiva capacità di saltare a piè pari le insidie dei luoghi comuni in cui l’indie-rock italico non manca d’incappare – dalle “tare” localiste, che ne viziano il sound fino a renderlo “sprovveduto” per chi è uso pescare oltreconfine, alla scelta di modelli spesso abusati.
Sia chiaro, il nome Ex-Otago ancora non lo trovate all’ufficio brevetti musicali. In corso c’è ancora lo sconto di un consistente debito verso i Modest Mouse – e le licenze alt-country una tantum del frontman Isaac Brook negli Ugly Casanova –, ma è un pagamento che i nostri riescono a effettuare senza affanni e senza farsi ingabbiare in qualcosa che limiti la libertà d’azione. Un esempio lampante è l’utilizzo di siffatto stile nell’affrontare, e rimodellare, un brano esteticamente distante come ‘Save a Prayer’ dei Duran Duran. L’attitudine, e quindi la personalità degli Ex-Otago si muove con passi propri. E se un’industria ottusamente abbagliata dai soliti nomi fa il suo bravo dovere, sono passi che li porteranno lontano.
Autore: Roberto Villani