Dopo aver esordito con “The Lull”, demo di due pezzi su cui aveva messo le mani Jon Jacobs (producer di Paul McCartney, Elvis Costello, Yes), Marco Fabi guarda al futuro e torna sul mercato con un altro mini, questa volta composto da 4 tracce e cantato in italiano. Il padre spirituale non c’è più, e la produzione è affidata allo stesso cantautore, che si occupa anche delle musiche e degli arrangiamenti.
Solo che, sarà per questo motivo o per un debito di ispirazione, con la “La Collina di Vetro” mi sembra si sia fatto un passo indietro – o, almeno, di lato – rispetto al passato. Se il demo, infatti, esprimeva una freschezza ed una verve in linea con le attuali produzioni pop internazionali, il lavoro più recente segna una netta inversione di tendenza, nel senso di una spiccata romanità; o, ad essere più precisi, di una tendenza ad accostarsi a modelli a Marco più vicini, ed in particolare al più noto dei fratelli Zampaglione.
Ad ascoltare “La Collina di Vetro”, insomma, ci si ritrova mani e piedi dentro uno degli ultimi album (fate voi quale, tanto chi li distingue?) dei Tiromancino, con le sue storie un po’ così e le sue musiche da domenica pomeriggio. E’ in particolare il lavoro sulla voce e sugli arrangiamenti a spingere in questa direzione, con il risultato che il pezzo (omonimo) che apre l’album scade nel melenso e crea nell’ascoltatore una sorta di noiosa indisposizione che dura per i 20 minuti successivi. Ed è un peccato, perché la successive ‘Immobile’ e ‘Come Ieri’ si sviluppano su melodie assai accattivanti, la prima di stampo spiccatamente beatlesiano (così come la ghost track, simpatico furto ai danni di John Lennon), mentre la conclusiva ‘Insieme al Vento’ risente chiaramente del suddetto effetto Zampa.
Se il modello era un cantautorato adulto, allora, di strada ne ha da fare, Marco; a meno che non si accontenti, e noi con lui, di una chitarra all’amatriciana.
Autore: Andrea Romito