Che guaio ha passato la Fat Cat? Insomma, non si può far passare un intero 2004 con un album (l’ottimo “Sung Tongs” degli Animal Collective) e un paio di release minori a nome Mum e (forse) qualcos’altro. Eppure mancano indizi che l’etichetta londinese (che ha da poco trasferito i propri uffici a Brighton – sarà questo?) navighi in cattive acque. Ci si attende di più per questo 2005, se non altro per questioni di ciclicità.
E il 2005 comincia con un singolo a firma Stromba, un duo di produttori (James Dyer e Tom Tyler) che tornano sulle scene dopo un quadriennale silenzio, forti anche del contributo di un paio di veri e propri guest-musicians. E se due più due fa quattro (e non mi riferisco alla line-up allargata) si può intuire come il sound del combo inglese poggi sì su solide basi elettroniche, ma ambisca anche a quel live feel di cui la musica sintetica necessita perché i club disco-oriented subiscano l’afflusso anche dei music fans più “tradizionalisti”.
Forse la testa è altrove, o forse stiamo ancora cercando (invano) di codificare un preciso marchio sonoro Fat Cat. Sta di fatto che ‘Giddy Up’ ci prende alla sprovvista con l’afro-funk-dub con evidenti velleità disco della title-track (e relativa alternate version ‘Giddy Down’): percussioni non eccessivamente articolate, una tromba come guida, un solido bass-groove come tappeto mobile su cui far scorrere tutto. Il classico (fosse in vinile) 12” disco mix: di quelli che si ballano, senza troppi complimenti, liberi di scegliere le movenze più congeniali. Altrimenti meglio dare pronto ricambio al vano CD. Per ‘Septic Skank’ invece non c’è che da congedare la tromba e dare spazio a una melodica, poi forse non dovete neanche cambiar ritmo al vostro ancheggiare. Non siete convinti? Neanche noi. L’imminente (debut) album full-length fugherà le ombre. Servirà anche a questo, no?
Autore: Bob Villani