La prima impressione, ascoltando questo cd è di trovarsi dinanzi ad una proposta musicale come tante. I primi pezzi in particolare, lasciano poco all’immaginazione ed alla fantasia di chi vuole trovare nel jazz, sensazioni, gusti e colori difficilmente reperibili in altri generi. “In Viaggio” e “Kosmopolites” sembrano esercizi senza anima, salvati dalla grande abilità tecnica e musicale degli interpreti. Studi commiserevoli verso chi ascolta e poco incisivi, tanto da far rimpiangere addirittura la “fusion” dei peggiori Spyro Gira.
Così il cd si trascina lentamente passando tra “Spazi provvisori 1 “ e “Calasetta”, quando, quasi all’improvviso, come le oasi inaspettate nel deserto, quelle in cui quasi non ci si sperava più, preannunciato da una quantomeno interessante “Hush Please”, ci si può finalmente dissetare alla fonte di una, gustosissima, sognante “Negli Occhi”. Una struttura poetica sostiene delle sonorità precise, chiare, semplici in un mix che finalmente rivela un’anima, e si presta ad un “ascolto” piuttosto che ad una “lettura” del brano. A questo punto, si ha la sensazione di avere finalmente trovato il filo di Arianna, che farà da guida in questo viaggio sperimentale, ma qui irrompe l’abilità dell’artista, che per primo sa che i punti di riferimento, le certezze nella vita sono cose effimere ed è la ricerca l’unica realtà. Eccoci di nuovo in cammino per trovare un approdo o quantomeno uno scoglio senza sirene, dove dirigere la nostra rotta, perché “Visions”, “ Echoes 1”, “The Ride” ancora una volta lasciano perplessi, gli unici soddisfatti sembrano esserne gli interpreti. In questo alternarsi di emozioni dopo una onirica, vagheggiante, metropolitana “Echoes 2”, che si trasfigura più che essere suonata dalla tromba di Paolo Fresu, a dispetto di un poco accattivante titolo “Variazione 12” ecco quello che a mio modesto avviso è il brano migliore di tutto il cd.
Una tela malinconica, intrecciata da tromba e piano che si sostengono senza mai prevaricarsi, come quelle coppie rodate dagli anni e dal tempo che, mai direbbero una parola dell’altro senza cercarne con lo sguardo il consenso. Segue “The Silent Trade” dove il dialogo musicale nasce dal caos iniziale, ma a differenza del pezzo precedente qui i fiati si scrutano da lontano, si rincorrono senza curarsi l’uno dell’altro, in una comunicazione dove ognuno pretende per se la ragione, senza pensare più di tanto a ciò che dice l’altro ed è il silenzio l’unica soluzione. Chiude “Lascia Che Io Pianga “ una vera e propria canzone con voce di tromba su cui ognuno può immaginare e scrivere i propri versi. In conclusione un cd interessante, “incipit” di un percorso che sicuramente riserverà molte altre sorprese.
Autore: Gilberto Florio