Che sorpresa scoprire che questo lavoro è stato concepito in Italia da un artista, Pietro de Cristofaro, addirittura concittadino mio e di molti altri freakouters. A Napoli non esiste una vera scena rock – nè tanto meno country-blues – e tuttavia uno come Howe Gelb, ad esempio, qui è seguito da una pletora di fans calorosissimi che affollano i suoi concerti; ebbene, immagino che Pietro de Cristofaro – 35enne cantautore napoletano, unico titolare del marchio Songs For Ulan – a quei concerti non abbia mancato d’andarci, poichè la sua affinità artistica col cantautore di Scranton, Pennsylvania è grande anche se – badate bene – da non stigmatizzare, in quanto il progetto Songs For Ulan sceglie traiettorie un po’ più inquietanti: e dunque se ‘Life Was Not Yet’ in apertura ha la perfetta rotondità alt-country di una ‘Dirty from the Rain’ dei Giant Sand, preparatevi ad incassare il colpo più avanti, quando arriva ‘Now I Know…’, un blues elettrico purificatore in stile G. Love che arricchisce l’esplorazione e lo svecchiamento della tradizione americana operata ambiziosamente da Pietro.
Ma in effetti l’album – 7 tracce in appena 22 minuti, registrate e prodotte a Catania con Cesare Basile –, peraltro dalla copertina mozzafiato, potrebbe collocarsi un po’ ovunque in quell’albero genealogico del cantautorato roots americano che da Charley Patton e Johnny Cash attraversa mezzo secolo ed arriva sino a John Spencer ed Iron and Wine, per fare qualche esempio. In ‘No Stains’ – altro blues stavolta oscuro ed acustico – si realizza la sintesi più equilibrata tra lo stile da crooner (quasi nello stile di Mark Lanegan) di Pietro e le angoscianti e belle rifiniture di Cesare Basile alla chitarra elettrica; stesso equilibrio, ma con Cesare al banjo, riprodotto più avanti in ‘They’re Crying for Nothing’.
Canzoni che mi hanno trasmesso una sensazione di provvisorietà, di attesa, di nuvoloni che si addensano all’orizzonte prima del temporale, e dunque di quiete che non durerà a lungo, e l’indolenza (‘All That She Said Was: No’) di quelle corde acustiche – apparentemente essenziali e strimpellate al risparmio ma invece a loro modo complete e ricche come un’intera orchestra che riempie tutti gli spazi sonori utili senza strafare – annoierà soltanto chi sprecherà, per semplice distrazione, un valido ascolto come questo.
Un disco non per tutti dunque, e non mi “sfiacchirei” nel convincere qualcuno ad apprezzarne la sensibilità e le capacità immaginifiche, poichè per riuscirci bisogna fare lo sforzo di superare la pretesa che una canzone possa cambiarci la vita o debba necessariamente migliorarci la giornata. Le canzoni di Songs For Ulan semplicemente la raccontano, la vita, e sono state concepite – per ammissione dello stesso autore in alcune recenti interviste – senza condizionamenti esterni ed ambizioni di mercato. Pare, in ogni caso, che soprattutto all’estero il CD abbia ottenuto da subito dei riconoscimenti. Obiettivo centrato dunque. Una più lunga distanza ne potrà esser prova.
Autore: Fausto Turi