Se in passato il degrado periferico napoletano ha avuto dei portavoce musicali implicitamente “apolidi”, che hanno cioè puntato l’indice sul concept “sociale” senza specificarlo territorialmente – neanche nella looro stessa provenienza – nel caso degli ‘A67 il disagio ha una sede ben precisa: quella che un tempo veniva chiamata 167 di Secondigliano (dal numero della legge che ne ha previsto la costruzione) e che oggi ammonta a un intero quartiere, Scampia.
Tra casermoni costruiti senza l’apparente prospettiva di essere destinati a uso residenziale e spazi urbani che, da un’improbabile orizzonte di vivibilità, hanno fatto da terreno di coltura, oltre che da scenario, per le pagine più squallide di camorra e spaccio di droga, l’estrema periferia nord di Napoli è il punto di partenza per un primo “dibattito” sulle contraddizioni irrisolte di Napoli, con un quasi esplicito punto interrogativo sulla loro effettiva risolvibilità rintracciabile anche nella dedica del disco a Felice Pignataro, il creatore del movimento Gridas (Gruppo RIsvegli DAl Sonno) scomparso mesi fa, che sperimentò, nell’indifferenza delle istituzioni, un utilizzo “dal basso” ed effettivamente “verso il basso” delle stesse (le scuole come tela di murales, la riscoperta della poesia dialettale).
Con tali premesse il sound degli ‘A67 si inscrive quasi per necessità nel vistoso solco musicale a loro preesistente nella terza città d’Italia: l’orecchio cade inequivocabilemnte sul dub posse-style dei primi Alma Megretta, ma il sax di Andrea Verdicchio e il wah di Enzo Cangiano si lanciano sulle orme delle jam tra jazz e rock di James Senese e dei suoi Napoli Centrale, retaggio, quest’ultimo, tanto più suggestivo se applicato alla ‘Don Raffaè’ di De Andrè che quasi troneggia a metà disco. Ciononostante resta legittimo chiedere agli ‘A67 un sound più personale e, alla luce dei citati precedenti, stilisticamente significativo. Che vada al di là, insomma, delle canoniche e già manifestate buone intenzioni. Sarà un album vero e proprio a dircelo?
Autore: Roberto Villani