A piccoli passi i Pecksniff percorrono la strada che porta sotto i riflettori dell’attenzione di pubblico e media – almeno entro i nostri confini. Il cammino era iniziato lo scorso anno sul personale marchio discogafico Merendina con l’opera prima “Elementary Watson”, di cui non ci è dato sapere. Il ritorno alla sala di registrazione produce un disco piccino piccino (meno di mezz’ora), ma tra le tante cose imparate in anni di ascolti c’è quella di badare prima di tutto ai contenuti, osando se possibile nel senso di penalizzare chi, pur di arrivare a una quarantello di minutaggio, non si fa scrupoli di annacquare il proprio lavoro.
I contenuti di “The Book of Stanley Creep” parlano allora di un orientamento artistico volto a intrecciare in maniera coerente un’ispirazione tendenzialmente acustica ad elementi non centrali dell’estetica rock. E sono innanzi tutto i lavori dei Belle & Sebastian ciò in cui i 6 ragazzi della provincia di Parma sembrano aver intravisto, per almerno metà dei 10 brani di cui all’album, una sorta di f.a.q. ai loro dubbi creativi per ciò che concerne, appunto, pop rock e “acoustic setting”. Un indirizzo distante da eccessive pretese folk-cantautoriali come da “estremismi pastorali”, e che dà al disco uno “scorrimento” lineare e agile, senza particolari velleità di cantautorato folk – sensazione già occorsa tempo fa con gli En Roco, molto vicini in un brano come ‘Normandy’.
E’ evidentemente “leggero” l’intento dei Pecksniff, e a confermarlo sono le sfumature che emergono in seconda battuta, dal pop sghembo dei Pavement (‘The Symphony of Life’ e ‘Good Landscape’, che con “l’eccezione” di una vibrante schitarrata si colloca al top qualitativo dell’album) ad accenni di dream pop dai Galaxie 500 in giù (‘Everything I Love’), fino ai Mercury Rev (la conclusiva ‘We Change the Weather’ – ma la colpa è forse di quella sinuosa sega che stiamo vedendo suonare sempre di più in giro…).
Può andar già bene così, ma è anche legittimo, viste le potenzialità espresse, chiedere un po’ di più a Stefano Poletti e soci. Possibilisti, anche se non del tutto entusiasti.
Autore: Roberto Villani