Non appena il Messanjah Luciano comincia a ruggire il suo canto nell’ouverture di “Reggae a matina” si capisce che in questo esame della maturità per il globetrotter siciliano, nonostante il titolo standard, si fa sul serio. Quando poi in “Nessun Dubbio” squilla l’ottone alla riscossa di Roy Paci, ci si può anche rilassare e sentirsi in famiglia (togliersi le scarpe? Snodarsi la cravatta? Opzionare il telecomando?). “Fai come se fossi a casa tua, o meglio, in un disco tuo” recita Giacalone: e Roy fa esultare la tomba.
Una reggaeterapia piuttosto intensa (si toccano le 17 tracce) in cui il Jaka si gioca, scusate il bisticcio di parole, la carta del suo progetto più ambizioso. Registrazione e missaggio si incrociano sulle latitudini di Roma, Firenze e New York. Le featuring “serie oro” non si contano. Oltre al the Messenjah giamaicano e lo skaman siculo, altri santoni nazionali e internazionali fanno girotondo attraverso i fumogeni tricolori di “Love to the People”. I Seeedd innanzitutto insieme al connazionale Pionear – alla (auto)produzione -, prova vivente che anche gli algidi tedeschi sanno flirtare reggae come Jah comanda. Nella potente “Jaka Boom”, vero pezzo umilia-woofer, si inserisce invece la lirica misurata di Princevibe, tastierista dei Michelangelo Buonarroti.
Il full lenght delinea certamente una costante dedizione al lavoro di ricerca suoni, mantenuto saldo al riconfermato furore delle esternazioni vocali dell’artista (quest’anno anche presentatore del Rototom di Osoppo). Un raro animale da dancehall, di quelli che soffiano sul fuoco.
C’e da ricordare che le spalle di questo album sono irrobustite da un’armatura possente, leggi l’esperienza della One Drop Band (tra cui Ludus Pinsky, IrieV, Jahmento, corifei delle produzioni reggae italiche) e dello storico produttore dei Rolling Stones (mi…) Marshall Chess.
Ciò non toglie che pure qui si casca in pozzanghere limacciose. Tra quelle pizzicate ne scelgo una: la tragicomica “Pizza&Mandolino”, para-rap bubble gum, metriche da schiaffi (mc DropAflo), campioni macilenti e clichè.
Autore: Sandro Chetta