I Tètes De Bois continuano il loro viaggio nella poesia intimista ed esistenziale, regalandoci perle preziose con le quali piangere, riflettere e ricordarci le nostre parti più intime e sensibili. Dopo il pregevole “Ferrè, l’amore e la rivolta” il gruppo romano dimostra di aver introiettato la poetica del cantore libertario francese, ma anche di essere in grado di muoversi liberamente, filtrando spesso con l’elettronica jazz tanto cara al Miles Davis di “Doo bop”.
“Pace e male” è un doppio Cd, nel secondo il gruppo romano si diverte a riprendere e a citare brani radio di vecchie cronache di calcio e di ciclismo (le grandi passioni dei TDB), inframmezzati da brani recitati e cantati, tra cui un’intervista a Leo Ferrè. Come nel precedente lavoro, anche in questo i TDB si sono voluti far accompagnare da molti amici. Paolo Rossi canta nell’auto ironica “Io sono allegro”, Daniele Silvestri nella romantica “Le rane”, Marco Paolini nel recitato di “Sogni”, Mauro Pagani nella cover di Ferrè, su testo di Charles Baudelaire, “La serva dal gran cuore”, Arnoldo Foà in “Une jolie fleur” ed altri.
La costruzione dei brani è spesso strutturata su una base jazz, con notevoli influssi di elettronica, ma che poi spaziano come nella festaiola “Vomito”. Tra le cover la più preziosa è “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizion De Andrè, che viene rivestita da un lieve tango. Ad emergere è spesso la tromba che rende più malinconici e struggenti i tanti brani romantici, connotati dalle più svariate metafore, come “Ondulava”, liberamente tratta da una poesia di Dino Campana.
Con “Pace e male” i TDB dimostrano come si può parlare di amore, senza essere banali ma, al contrario, molto profondi.
Autore: Vittorio Lannutti