Avevo un certo timore reverenziale nell’accostarmi al nuovo album di Giogo Canali. In particolare i PGR, gruppo nel quale il nostro svolge, in maniera eccellente, il ruolo di chitarrista, non sono proprio tra i miei preferiti, essendo troppo “celebrali” per i miei gusti. Come si poteva arguire anche negli stessi PGR, il buon Canali ha un animo più rock dei suoi colleghi. Un fattore che emerge chiaramente pure dall’ascolto del suo recente disco da solista (il terzo per la precisione) insieme ai Rossofuoco. Se la vecchia regola del rock vuole che sia la semplicità ad essere l’elemento principale, qui tale adagio è perfettamente rispettato. Pochi sono i voli pindarici sotto l’aspetto musicale e, meno ancora, per ciò che riguarda le liriche. Tutto viene ricondotto ad un’urgenza espressiva che sa toccare i tasti giusti quando necessario. Un approccio alla materia essenziale nel suo dipanarsi ma questo non significa certamente che sia banale. Anzi, a mio modesto avviso, molto meglio, ad esempio, la finto retorica di una “No Pasaran” piuttosto che cadere in sopraffini ed ermetici “ferrettismi”. Da tempo sentivo la mancanza di un artista capace trovare il giusto equilibrio tra l’idioma italiano e l’universalità del rock, inteso in senso lato. Io adesso mi sento meno solo. E voi?
Autore: LucaMauro Assante