Perbacco, anche i 12 pollici? Teoricamente sì, ma nella fattispecie la brava Valentina (e chi è?) conosce le nostre (ma di chissà quante altre redazioni anche – e poi sul PC, dove mi trovo ora, non c’è un piatto…) difficoltà di riprodurre il vinile. Eclat & Prudo in ciddì, quindi. Ma ci sarà modo di vedere quel benedetto vinile girare, quest’estate. A patto che sappiate anche scegliere bene dove andare a ballare, of course.
Oltretutto potrebbero essere i diretti interessati a far girare questo 12” sul loro stesso piatto. E benchè si tratti del loro appuntamento discografico d’esordio, non è escluso che ne abbiate già sentito parlare. Eclat (ossia Giulio Andreini, fotografo e web-designer, e Francesco Parra, ormai veterano dj) è un dj-set a due in back-to-back che ha già avuto modo di farsi conoscere, oltre che in molti club non solo italiani, anche in seno alla Red Bull Music Academy (grosso concorso per dj e producers a livello mondiale) e dal gotha planetario del dj-ing. Non male come pedigree, direi. Prudo è invece Marzio Aricò dei toscani DRM.
Progetto italianissimo, dunque, che ha già avuto modo di spopolare all’estero. ‘Where We Go…’ esce su Music For Freaks (“sister label” della Classic di Luke Solomon e Derrick Carter), così come, in cantiere, risultano altre release per importanti punti di riferimento discografico in ambito dance-house (Washhouse, Trapez). Siamo all’inizio, insomma, là dove per molti non c’è che un agognato, forse irragiungibile traguardo.
Forse potremmo prenderci il lusso di snobbare qualcosa che, descritto superficialmente, sembrerebbe dover funzionare solo in una dance-hall o in altri poco abituali contesti (vogliamo segnalar anche un esibizionismo da autoradio a tutto volume?). Invece fa un buon effetto vedere come al successo (se già ne si può parlare) ci arrivi qualcosa che non fa solo per i citati contesti, né consiste di 100% house, ma che è essenzialmente un tappeto ritmico – anche più “frastagliato” della house standard – su cui poggiare, oltre a massicce contaminazioni funky, anche una buona dose di sapido umorismo (dalla copertina alla voce dei misteriosi Grandmaster Katz, fino all’indiretto omaggio ai Dead Kennedys in ‘Calafuria Uber Alles’, che vale anche come buon punteggio in un ideale test di “cultura generale”). Nessuna demenzialità, beninteso, né la facile astuzia di “vendere” l’house ai meno avvezzi o alla platea rock-oriented, ma l’indubbia capacità di alleggerire qualcosa che, nell’esser preso sul serio nei contenuti anziché nella metodologia (in cui i nostri dimostrano di saper eccellere), risulta poco digeribile. Ma non sono in molti ad aver già fatto questa scoperta…
Autore: Roberto Villani