Nuovo capitolo per Wax Poetic, ensemble dinamico capitanato da Ilhan Ersahin, svedese di nascita, turco di famiglia ed artisticamente americano, cresciuto com’è tra i clubs di New York e di Istanbul.
Il progetto Wax Poetic – ricordiamo – nasce nel 1997 per dare ‘letteralmente’ voce alla sua passione per il lato più soul del jazz, facendolo emergere grazie ad una sensibilità pop arricchita dalle notevoli voci che si sono ad esso prestate.
La più famosa è sicuramente quella di Norah Jones che figura nel primo album del 2000, episodio che certamente la aiuterà nella sua successiva luminosa carriera, ma la figlia di Ravi Shankar è stata soltanto una delle importanti presenze vocali in Wax Poetic se non si dimenticano U-Roy, divinità della musica giamaicana o Saul Williams, padre fondatore dell’hip-hop.
Oggi, dopo che il versante più mainstream del trip-hop ha fatto il suo tempo ed è stato sorpassato a destra dalla dubstep culture, il rischio che un prodotto come On a Ride passi in secondo piano è ovviamente molto forte ma a ben pensarci, dopo i Morcheeba o certe hit dei Massive Attack, non restano in molti tra i detentori di una certa sensibilità soulful commerciale e radiofonica elegante e raffinata (al momento mi vengono in mente i soli italiani Shijo X).
Per tutti gli orfani di quel club ecco che giunge quest’album a rinverdire i fasti di quell’epoca stilosa e scintillante, così intensamente notturna ed affascinante.
Un’altra caratteristica nella produzione Wax Poetic è quella di connotare ogni sua emissione con una forte presenza di collaboratori provenienti da un certo luogo (avendo così Wax Poetic Copenaghen, Wax Poetic Brasil, Wax Poetic Istanbul e così via..), creando così delle ulteriori connessioni sonore con la world music.
Questa volta tocca all’America, una specie di rilettura dell’Americana in chiave pop, non come genere ortodosso quindi ma come ricerca di atmosfere, oscure e riflessive ma sinuose, dosate in un sapiente mix di elettricità liquefatta in calde visioni da sogno.
Ecco perché ritroviamo qui – oltre a Norah Jones in Fall Away – il talentuoso cantante (nonché compositore e chitarrista) Gabriel Gordon, la voce jazzy ed avvolgente di Sissy Clemens oltre al nucleo strumentale composto da Zeke Zima alla chitarra, Jesse Murphy al basso e Jojo Mayer alla batteria.
Non saprei invece cosa c’entra un certo italiano, Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, alla voce in Time Moves Away, ma vi assicuro che anche questo brano ben si sposa al mood generale di un album che, per chi cerca queste sonorità, riserverà piacevoli ascolti e gradite sorprese.
Autore: A. Giulio Magliulo