Sguardo sognante ed abito elegantemente austero come il suo predecessore “Apocalypse Sets In”, “Memories For The Unseen” lascia intravedere i nervi e le vene di un corpo sempre più maturo.
Voce e pianoforte, Laura Loriga resta l’attrice principale, ma in un dialogo maggiormente serrato con gli altri musicisti; nella formazione, in buona parte rinnovata, spicca in particolare la gran quantità di strumenti a fiato, a corde e a percussione – anche tipici delle tradizioni musicali asiatiche e africane – suonati da Stefano Michelotti.
Dal diafano folk di “Altars Of Rain” al cicaleccio elettro-acustico di “Hundred Birds”, il canto di Mimes Of Wine è sempre presenza palpitante, anche quando estremamente volatile e volubile (“Charade”): lo diremmo persino scontroso in “Ester”, morbidamente jazz in “Auxilio”, energicamente rock in “Silver Steps”, quasi da PJ Harvey che incontra il suo Nick Cave nel duetto con Jonathan Tehel di “I Will Marry You”, fumigante enfasi soul in “Aube”, imbizzarrito se resta impigliato tra le maglie corali e gli sbuffi di sax de “L’incantatore”, sublime se piroetta tra le note di violoncello di Helen Belangie e le nuvole argentee di “Yellow Flowers”. A fianco dei Giardini di Mirò in molte delle loro date autunnali (come act di supporto e come voce aggiunta alla line-up del gruppo reggiano), ma forse non ancora del tutto pronta a trafiggersi il cuore e denudarsi le membra, Laura Loriga si avvicina passo dopo passo alla realizzazione di quel disco “definitivo” che a questo punto è lecito attendersi da lei.
Autore: Guido Gambacorta