Il vecchio detto ‘tutte le strade portano a Roma’ James Brooks lo ha preso davvero alla lettera.
Terminata la sua esperienza con gli Appliance, band post-rock sperimentale, il chitarrista è ritornato ad occuparsi di uno dei suoi interessi principali, la visual art. Da qui la realizzazione di questo album che a dispetto del titolo non si pone alcun intento documentaristico né storiografico poiché più volto ad una psico-geografia dell’anima che indaga sulle possibili relazioni tra il presente ed un passato solo intuito, sepolto, fatto di strade sulle quali si ergono nuove strade. Che poi nella realtà storico-urbanistica sono le grandi consolari che da Roma attraversano l‘Europa, inclusa la sua Britannia.
Il progetto consiste essenzialmente in tracce in cui a prevalere è un minimalismo per niente freddo e cerebrale essendo costituite per lo più da chitarre stratificate e loop.
Il senso del ritmo mutuato dal ‘kraut’ di provenienza Appliance ma anche dai primi esperimenti elettronici dei pionieri tedeschi di ‘kosmische area’ danno un volto caldo e umano a queste composizioni al punto da poter compiacere i cultori dell’ambient più soft e paesaggistica se non addirittura quelli della new-age, semmai esistessero ancora.
Che l’album esca poi per la Mute immaginiamo sia dovuto ai precedenti rapporti con la band di James Brooks che devono essere di notevole stima, non sembrandoci il genere la scelta elettronica su cui la label ha finora puntato.
Per quanto riguarda un possibile ascolto ideale dell’album, al di là di quello appropriato nelle albioniche terre in cui è stato partorito ma di non immediata realizzazione, consiglierei, anch’io suggestionato da titoli quali Aurelian Way, Via Flaminia, Appian Way ecc. di ascoltarlo sulle suddette strade solo se state uscendo da Roma, poiché il passaggio che trasforma il paesaggio molto velocemente dal grigio cemento al verde dovuto alle tante campagne che circondano la capitale vi risulterà più vivido ed immediato; un problema potrebbe essere il contrario, cioè se state entrando in città, poiché su alcune delle vie citate, presi dalla morbidezza ovattante di queste musiche non vi accorgereste di eventuali clacson strombazzanti e dei vari ‘mortacci’ che arriverebbero al vostro indirizzo, con il risultato di trovare questo disco assolutamente dissonante con le intenzioni che si propone.
In campana quindi.
Autore: A. Giulio Magliulo