Kyle Thomas – soltanto omonimo del cantante degli Alabama Thunder Pussy… – è un campione della chitarra elettrica, oltre che un loser che non ha mai afferrato il successo, sinora, suonando in varie band tra cui Feathers, Happy Birthday – leggi qui del loro disco omonimo del 2010 per Sub Pop www.freakout-online.com/album.aspx?idalbum=1925 – e nella stoner metal band Witch, formata nel 2005 assieme a J Mascis impegnato alla batteria, e con due dischi all’attivo per Tee Pee rec.
Thomas è della stessa pasta di J Mascis, forse l’unico erede possibile, persino simile nell’aspetto stralunato, nerd, miope, capellone, mezzo autistico e ossessionato dal binomio gibson+marshall ad altissimo volume.
Con questo progetto solista, al secondo disco dopo l’esordio del 2008 intitolato Was Dead su The Colonel rec., Thomas getta le basi per guadagnare una maggiore visibilità, ed il suo garage psych sta infatti ottenenndo consensi unanimi e distribuzione planetaria, grazie a Sub Pop.
Niente innovazione in King Tuff, si sarà capito, piuttosto 12 brani che alternano idee semplici ma ricche di variazioni e sterzate, ruvidi riff e incisi elettrici orientati al divertimento – non però a rotta di collo tipo Thee Oh! Sees: dunque ruvidità ma con misura – e con la sorpresa di melodie forti, dirette verso la psichedelia pop supportata da tanta tastiera dai suoni retrò – le delicate ‘Evergreen’, ‘Swamp of Love’ ed ‘Unusual World’ – stile Morning Benders, che anche in ambito Sub Pop, con i Papercuts ad esempio, trova i suoi paladini; e poi una discendenza da Rolling Stones – ‘Losers Wall’, ‘Keep on Movin’ – e dal Bob Dylan più tossico, quello del biennio 67/68 che a momenti si spezzava il collo cadendo dalla moto – ‘Swamp of Love’, ‘Baby just Break the Rules’, ‘Hit and Run’ – dai Seeds, Brian Jonestown Massacre e Dandy Warhols…
‘Anthem’ è un’apertura marziale, d’impatto, con un basso elettrico che occupa molto spazio sonoro, poi subito ‘Alone and Stoned’, singolo lo-fi indie rock con videoclip a basso costo che fa una simpatica carrellata situazionista di giovani losers a stelle e strisce, mentre il videoclip del secondo singolo – intitolato ‘Bad Thing’ – ci racconta di tre giovani sfigati che finiscono in una casa stregata: anche questo videoclip ha uno stile indie rock anni 90, economico, divertente, creativo.
‘Stranger’ è un garage fuzz d.o.c. un po’ alla Morlocks – il disco in ogni caso è infarcito di suoni retrò, tra cui fa capolino persino il redivivo wah wah… – mentre il gran finale è per ‘Hit and Run’, esaltante e marziale brano rock che farà breccia con facilità sia tra gli amanti del rock dylaniano anni 60, che tra gli indie rockers.
Autore: Fausto Turi