Il quintetto madrileno – con nome tedesco – ha un’indole cosmopolita ed è riuscito a trovare la quadratura del cerchio fondendo elettronica, psichedelia, kozmik music ed il garage dei Nuggets. Il risultato è esaltante, divertente ed intrigante.
Gli intrecci sonori presenti in questo secondo album sono perfetti, il sound è sempre ben amalgamato con ottime intuzizioni negli arrangiamenti.
I passaggi da uno stile all’altro avvengono sempre in maniera graduale, sia quando si parte con un industrial-pop che poi evolve in un electro rock che farebbe smuovere il culo anche alle mummie (“Dracula’s chauffeur wants more”), sia quando le tastiere prog prendono il posto di rimiche spezzettate e diratadate (“Shirokovsky pallasite I”).
La psichedelia poi, spesso sullo sfondo, quando emerge non è mai eccessivamente dilata, ma è esaltante e allegra, poco cerebrale e molto emotiva, giungendo al confine con il math (“Shirokovsky pallasite II”).
Insomma “Concrete light” è un disco che inganna, perché è pieno di risorse da scoprire con molta attenzione, e per la band spagnola, che ha già avuto ottime esperienze al Primavera Sound festival e al South By Southwest di Austin, il futuro è promettente.
Autore: Vittorio Lannutti