Nel giro di due anni la sirena Joan ha trovato i suoi marinai che la seguono lungo i sentieri di una melanconia non priva di luce. Dopo la grande mareggiata la nostra sirena, insieme alla sua truppa di marinai, cerca e trova un barlume di speranza.
In primis, con il suo canto greve, ci porta in profondità, nelle viscere del male oscuro miscelando post rock, gothic folk e trip hop togliendo la prerogativa elettronica a quest’ultimo genere e tendendo al sound dei Portishead più acustici (“Again”, “Break of dawn”) Joan & The Sailors ci aggraziano con queste dodici ballate dal sapore agrodolce (“Rain in my chest”). I
contrasti sono tanti, come tanti sono anche gli elementi introspettivi ed i richiami tribali ed ancestrali (“Time of no time”) presenti nel disco, seppure edulcorati da un canto quasi sempre aggraziato e da arrangiamenti che in fondo addolciscono la pillola amara della malinconia (Ou es-tu?), tra momenti evocativi, momenti circolari e jazz-funk circospetti (“Jailheart”).
Un disco suonato, composto e cantato come la giusta disinvoltura e con tanta padronanza.
Autore: Vittorio Lannutti