Gli australiani Pond nascono nel 2008 dalla fusione di elementi provenienti dai Tame Impala (Kevin Parker, Jay Watson and Nick Allbrook ) con Joseph Ryan proveniente dai Mink Mussel Creek e Jamie Terry proveniente dai The Silents, con l’aggiunta del solo “disoccupato” Cam Avery. Il mix così vasto si spiega con l’intenzione di formare un progetto musicale aperto a chiunque volesse condividere jam session in studio con i membri originali.
In realtà i Pond hanno negli anni avuto più successo delle loro band originali: dopo il primo album, Psychedelic Mango, del 2009, il secondo Corridors of Blissterday era già un live con 8 pezzi composti in 5 giorni, mentre il terzo, Frond, compie una svolta pop rispetto agli elementi psichedelici che caratterizzano gli esordi.
Il loro ultimo lavoro, appena uscito, Beard, Wives, Denim, conferma l’allontanamento dalla psichedelia più estrema. Un’influenza ancora di questo tipo si trova in pezzi come Sun and Sea and You, o nella scanzonata e molto sixties Allergies, o in Mystery e When it Explodes, o nella più psichedelica di tutte, You Broke My Cool, veramente alla Pink Floyd epoca Syd Barret, ma l’esordio dell’album, affidato alla scoppiettante Fantastic Explosion of Time, è più alla Jet, band conterranea a cui sicuramente i Pond devono molto, come anche in Leisure Pony. C’è anche un tributo a certo hard rock alla Led Zeppelin, come nella gradevolissima Moth Wings, o un certo ammiccamento al country in Dig Brother.
C’è un po’ di tutto insomma in questo Beard, Wives, Denim, che segue lo stile compositivo degli altri precedenti album, ovvero cazzeggio e relax nella villa di campagna presso Perth dove i tre membri nucleari della band hanno il loro rifugio creativo. Nei 13 brani l’aria generale che si respira è comunque quella di un sano (e abbastanza classico e convenzionale) rock con venature seventies, anche se non c’è lo schema classico strofa-ritornello, e questo tutto sommato è un pregio.
Ne segue che l’ascolto è piacevolissimo, e ogni brano riesce a trasmettere divertimento, movimento, e autentico rockin’, anche se magari le vere e proprie emozioni restano un passo indietro, e del resto si comprende al primo ascolto che in fondo non sono l’oggetto reale della ricerca musicale dei sei ragazzi.
Una gustosa conferma, dunque, questo quarto album, anche se potrà deludere gli estimatori dei primi due album e in specie dell’esordio Psychedelic Mango, dove la fedeltà allo stile sixties’n’drugs era più netta. Ma siamo nel 2012 e dalla Summer of Love sono passati ormai cinquant’anni, e dunque bisogna farsene una ragione. I Pond l’hanno capito, anche se musicalmente la traccia nostalgica resta nelle loro canzoni.
Autore: Francesco Postiglione