Love at the Bottom of the Sea può essere definito come l’album del ritorno. Il ritorno alla storica etichetta discografica Merge Records dopo nove anni di separazione e soprattutto il ritorno al synth pop e alle sonorità anni ‘90 hanno caratterizzato le migliori produzioni i Magnetic Fields.
Sembrerebbero queste le premesse per un ottimo album ma, come al solito, le cose con Stephin Merritt e soci non sono così semplici, non lo sono mai state. Se infatti Love at the Bottom of the Sea richiama artisti come XTC e Gary Numan, viene facile da dire dire che il punto non sta lì. Che più del suono in questo caso conta lo spirito ed è qui che l’album lascia a desiderare.
I 15 brani che lo compongono sembrano infatti il frutto di un processo creativo lento e faticoso e più si ha l’impressione di trovarsi di fronte a una collezione di b-side recuperate dal fondo di un cassetto. A questo si deve aggiungere inoltre che Merritt sembra aver dato del suo meglio solo nell’assecondare i propri peggiori difetti.
Se già nei momenti di gloria l’approccio iper elettronico dei Magnetic Fields era infatti sempre esagerato e sbrodolato, in questo caso prende la forma di un guazzabuglio di effetti zuccherosi e adolescenziali quanto depressivi e maniacali, utile solo ad annegate canzoni che già di loro hanno poco di memorabile.
Un eccesso che distrugge ogni senso della musica e rende stucchevole l’ascolto. Un mucchio di stereotipi messi assieme a partire dalla ridicola immagine di copertina fino al finale assurdo di All She Cares About Is Mariachi, passando per la disco tipicamente anni ’80 di God want us to wait, la puerilità di Your girlfriend’s face e le visioni caramellose di Born for love. Ogni tanto qui e là si intravede una scintilla ma immancabilmente il calore generato è estremamente fievole. Alla fine, tirando le somme, Love at the Bottom of the Sea non può che situarsi in una zona grigia della discografia dei nostri amici, quasi fossimo in presenza di uno Stephin Merritt con la testa già alla prossima mossa e con poco da dire in questo momento.
Autore: Alfredo Amodeo