Ragazzo a “mod” con i Jam, ricercato esteta insieme agli Style Council, poi una lunga produzione solistica. Vera icona del rock inglese, Paul Weller non è un tipo che ami stare con le mani in mano. Da quando ha deciso di intraprendere una carriera a proprio nome, le sue uscite discografiche sono state costanti nel tempo. C’è chi l’accusa di essere diventato un indomito revivalista (quella linguaccia di Julian Cope, dichiarò in passato ”Paul Weller si è perso gli anni 60’ e adesso tocca sorbircelo…”), opinione, in parte, condivisibile, se non fosse che ancora oggi il nostro ha classe da vendere e pargoli illegittimi sparsi per il Regno Unito ed oltre…Negli ultimi due album (“22 Dreams”, “Wake Up the Nation”), però, già si respirava una forte voglia di cambiamento.
Un fattore confermato anche dal nuovo “Sonik Kicks”. Non sono pochi i passaggi in cui l’artista di Woking si cimenta in soluzioni alternative, optando per un maggior ricorso all’elettronica e mettendo in secondo piano l’amata chitarra, spesso trasfigurandone il suono, tramite una coltre di effetti digitali. Siccome non si è “modfather” a caso, Weller, ovviamente, in scaletta ha inserito qualche brano d’antan che rimanda al suo recente passato, soprattutto per ciò che concerne le ballate.
Di conseguenza nessuna abiura ma una sincera aspirazione ad intraprendere percorsi diversi dal solito. E’ indubbio che Weller non abbia centrato in pieno l’obbiettivo, perché il suo songwriting, in altri casi, era stato meglio messo a fuoco. Malgrado ciò, non si crogiola sugli allori e si mostra pronto ad assecondare gli estri della sua, non ancora sopita, musa.
Autore: LucaMauro Assante