La chitarra, specie se elettrica, è sempre stato lo strumento cardine della musica rock. La potenza socio-economica del duopolio UK/USA, ovviamente, non ha fatto altro che amplificare un simile dato di fatto.
Presi come siamo dall’immaginario occidentale dell’arte o presunta tale, spesso ci si dimentica che la globalizzazione dovrebbe offrire una visione a 360° gradi di ciò che avviene in ambito musicale, in tutte le latitudini del mondo. Prendiamo il caso di Rodrigo (Sanchez) e Gabriela (Quintero). Dediti in gioventù, nella loro Mexico City, ad esperienze in band trash-metal, i due si sono trasferiti in Europa, cambiando completamente direzione musicale, optando per composizioni strumentali acustiche dalla forte connotazione sudamericana, adottando la semplice denominazione di Rodrigo Y Gabriela. Da lì in poi, il loro è stato un percorso pieno di soddisfazioni artistiche e commerciali intorno al globo.
Se i primi dischi del duo erano basati unicamente sulla rispettiva maestria alla sei corde classica, ora i nostri cercano di allargare il loro raggio d’azione. Un cambio di prospettiva che li vede, in questo caso, all’opera con un’orchestra cubana di tredici elementi chiamata, manco a dirlo, C.U.B.A..
Grazie anche al supporto di Alex Wilson in fase di arrangiamento, la coppia rivisita alcune delle sue composizioni più amate, facendole rinascere a nuova vita. Senza contare che nelle odierne riletture, si aggiungono numerosi ospiti, al pari di Anoushka Shanktar (sitar), il batterista rock John Tempesta (The Cult, White Zombie, Testament), il bassista jazz Carles Benavent (Miles Davis, Chick Corea) ed il gruppo palestinese Le Trio Joubran. Un’ampia parata di musicisti che offre una vivace panoramica sulla musica latino americana, evitando pacchianerie dell’ultimo bolso Santana (cui, ad ogni buon conto, è dedicato il brano “Hanuman”).
Al netto da tentazioni buoniste, “Area 52” si dimostra un disco che sa il fatto suo, scevro da piaggerie e pronto a lanciare Rodrigo Y Gabriela verso ulteriori e meritati riconoscimenti. Cari indie rockers: e voi da che parte state?
Autore: Luca Mauro Assante