Peter Kutin, poliedrico musicista austriaco realizza colonne sonore per film muti, per mostre d’arte e musiche per club, giunge al suo terzo disco per la label Veleaot la stessa dei nostrani Port-Royal. I sette brani di questo lavoro sono un lungo flusso sonoro fatto di eterea psichedelia, lenta, introspettiva e molto deep.
Il viennese, che si cela dietro il monike Kutin, suona anche la chitarra ma il sound è quasi interamente filtrato dai sintetizzatori che spesso castrano l’evoluzione del sound.
Arrivare alla fine del disco è dura, per approcciarsi a questo tipo di musica bisogna avere una predisposizione particolare e vale a dire un grande bisogno di introspezione oppure approcciandosi con la consapevolezza di modificare la propria coscienza alterandola con sostanze psicotrope.
Autore: Vittorio Lannutti