A ridosso del Natale ascoltare questo disco è l’ideale. “Demonology” è il miglior antidoto contro tutte le ipocrisie e i falsi miti creati dal cattolicume imperante nel nostro sfasciato Paese. Le dodici canzoni contenute in questo lavoro, infatti, trattano di demoni e ragazze con un sound accattivante e molto rock’n’roll che in buona parte riprende le sonorità dei primi White Stipes e del garage tanto caro a Black Lips e Thee Oh Sees, con chitarre taglienti (“Electric aborigine”) che di tanto in tanto se ne partono in assoli o creano un ambient inquieto (“Planet of sex”).
Intriga in particolare un brano come “Plastic flower melting sun”, che parte con un country psichedelico da east coast per poi evolversi in un noise abrasivo e quasi punk’n’roll nel finale.
Nella seconda metà del disco è molto presente il folk, che trasmette all’intero lavoro un’aura vintage. Tuttavia neanche in questi casi le cose sono ben chiare perchè le sonorità country possono essere infastidite da una chitarra elettrica (“Rats with wings”), o da un approccio classic rock (“Demonology”) o ancora da chitarre in dilatazione (“When it’s dark”). Sul loro comunicato stampa di presentazione ci sono scritte molte amenità, sintomo che per fortuna non si prendono sul serio, ma che sono dei gran cazzoni, il che li rende ancora più simpatici e accattivanti.
Autore: Vittorio Lannutti