Il trio svizzero-canadese finalmente comincia a fare sul serio, dopo un Ep ed una colonna sonora incide il primo full lenght dimostrando di sapersi muovere molto bene a cavallo tra noise, post punk e new wave.
A questo risultato sicuramente ci sono arrivati grazie anche alla condivisione (quindi all’esperienza accumulata) del palco con band del calibro di Wolf Parade e Mogwai per un tour europeo lo scorso anno. In questo esordio sulla lunga distanza il trio riese a calibrare bene i suoi umori dimostrando di aver raggiunto un giusto equilibrio tra i tanti imput che fornisce il loro sound e che inviano all’ascoltatore.
“Anthem of hearts” ha un incedere ritmico che evoca i Sonic Youth della seconda metà degli anni ’90 e, restando in tema noise, i Peter Kernel si lasciano andare ad ipnotismi sonori sulla falsa riga degli olandesi The Ex come nella vibrante e nervosa “Make, Love, Choose, Take”, questi si ripresentano nel post punk di “Panico! This is love” e nella tesa “Want you dirty, want you sweet”, ma quando rallentano fanno tornare alla mente i Fugazi.
In mezzo a tanto rumore i PK hanno anche un po’ di spazio per la malinconia con “We’re not gonna be the same again” e per l’intrigante incrocio tra post wave e noise cupo, via Liars, di “I’ll die rich at your funeral”.
Un disco che si lascia apprezzare ascolto dopo ascolto, grazie a suoni spigolosi, ma mai irritanti.
Autore: Vittorio Lannutti