La caratteristica principale di questa band hardcore spagnola è senz’altro il ricorso ad una cantante donna, Mimi, dall’aspetto esile ma dal ringhio vigoroso e disturbante.
Il quartetto di Vigo, in giro dal 2009, esordisce con quest’album che la Chorus of One stampa in Italia e Stati Uniti in formato vinile, CD e musicassetta, con un intenso sforzo produttivo da premiare, e propone con testi in lingua inglese i temi della rivolta hardcore (la bella ‘Us against the World‘, e ‘A Call for a Revolution’) e del risveglio delle coscienze, come nell’autobiografica ‘My Life, my Dreams’, che racconta di ragazzi che formano una band hardcore e girano l’Europa per suonare, contrapposti a chi non ha di meglio da fare che rimbambirsi a casa davati alla Tv, o nella conclusiva ‘Young Heart’, e nel breve urlo nichilista intitolato ‘Time to Shine’.
La musica dei We Ride ha un buon impatto chitarristico e scorre fluida, con suoni parecchio ribassati, echi e feedback r’n’r, solo in alcuni episodi accostandosi al metal (‘False Promises’ e ‘Young Heart’), per un hardcore tradizionale influenzato però da alcune tendenze e contaminazioni degli ultimi 15 anni, prevalentemente l’hip hop, nella per altro poco riuscita ‘Moments’, e in ‘Epilogue’, in compagnia di Panico en las Clases, Xoko e Albendy, o nella notevole ‘A Call for a Revolution’, di chiara matrice Rage against the Machine e Downset.
Il giudizio sulla band è positivo malgrado i We Ride manchino di originalità, e sopperendo in parte tuttavia con grande entusiasmo, onestà ed un’incisione grezza che probabilmente farà la gioia di quanti non apprezzano gli scintillanti suoni ipercompressi dell’hardcore contemporaneo.
Autore: Fausto Turi