Armonie e tensioni noise sono i principali ingredienti presenti nel piatto offertoci dai Gatechien, duo francese formato dal batterista Florian Belaud e dal bassista – cantante Laurent Paradot.
Pensate a dei Fugazi meno irruenti e più propensi a rallentare il loro post-hardcore, concentrandosi maggiormente sulle armonie vocali ed avrete i Gatechien.
Il paragone con la mitica band di Washington non è casuale dato che “4” è stato registrato da Ted Niceley, che ha lavorato proprio con i Fugazi.
Il duo riesce mantenersi su livelli noise molto intriganti, capaci di fondersi in maniera avvolgente e trascinante grazie alla melodia. Prendete il noise tellurico, ma cantato con il giusto pathos, di “Brise glace”; o ancora ascoltate con la dovuta attenzione lo stupendo basso, che martella la parte iniziale e poi a sprazzi nel resto del brano, di “Faux depart”, con un cantato tirato e cori melodici sostenuti da una circolarità math. Quest’utlima caratteristica è ben presente anche in “Cinq a sept”, nella quale i francesi dimostrano di aver metabolizzato benissimo la lezione dei Don Caballero.
Vive l’ambivalenza di essere rarefatta e satura “C’est la vie”, tanto quanto “Déjà vu” che è cattiva, martellante e tiratissima mentre “Ménage a trois” esprime violenza e tensione catartica. È bello sapere che i semi piantati dai Fugazi continuino a germogliare in maniera così rigogliosa.
Autore: Vittorio Lannutti