Il quartetto campano del cui disco d’esordio qui parliamo, può vantare nel proprio repertorio un brano intitolato ‘The Dreams’ – terza traccia, per il quale è stato realizzato anche un videoclip – da cui è il caso di cominciare questa recensione, poiché si tratta di qualcosa di molto riuscito, di quasi irresistibile, che farebbe ballare anche un prete mormone con le gambe ingessate, e forse persino un fan dei Fugazi, e che non passa certo inosservato in quest’album in cui tutto funziona a meraviglia, pur peccando purtroppo di originalità.
Trattasi, come si intuisce dal nome della band, di synth-pop ed electro anni 80 (esemplare il brano d’apertura, tipicamente demodè, intitolato ‘Your Midi Side’), con qualche episodio dai colori più scuri, qualche ruggito di chitarre, in una maggioranza di brani entusiasmanti e in alcuni casi ballabili, scritti con la maestria di chi ama e conosce bene la materia dell’epoca.
Passaggi industriali tipo i più morbidi Nine Inch Nails rendono più attuale, vario e autorevole il disco, che ad ogni modo è fatto in prevalenza di suggestioni electro genere Pet Shop Boys (‘Everyday like This’), New Order e soprattutto Depeche Mode (‘Bring me Down’, ‘The Dreams’), di cui gli Strip in Midi Side a tratti sembrano quasi una ex cover band.
Suoni non certo attuali (‘Speak Up’), ma un ottimo cantante e la rara dote di saper scrivere ritornelli e bridge assolutamente accattivanti (non ultimo il brano minore intitolato ‘I Want’, così schizzoide nel saltare da fasi pop a momenti industrial), per questo giovane quartetto che diverte, e se riuscisse a trovare una via più personale potrebbe richiamare su di sé ancora più attenzione, sulla scia dei conterranei Atari, che una propria evoluzione hanno saputo ad un certo punto trovarla, uscendo all’occorrenza dal recinto anni 80.
Autore: Fausto Turi