Irruenti e senza peli sulla lingua, questi quattro inglesi esordiscono con un alnum di punk del ventunesimo secolo. I brani di questo disco sono carichi di energia e hanno un’orecchiabilità propria che affondano nella tradizione britannica. Tuttavia, per fortuna, è quasi inesistente l’influenza del brit-pop, a favore di echi del più puro rock Usa, per capirci, quello che va dagli Stooges al grunge dei Nirvana e dei Pearl Jam, passando per la sfrontatezza di Jerry Lee Lewis e la carica degli At The Drive In.
Se ascoltate con attenzione “Built in”, scorgerete un inno stoogesiano ed un grande omaggio alla sei corde di Ron Asheton o con “Join us” si gode alla grande, dato che ritroviamo l’energica voglia di spaccare dei primissimi Pearl Jam.
Le undici tracce sono tutte ben architettate e non ci sono sbavature, tanta esplosività e un’irruenza punk che da troppo tempo non giungeva alle mie orecchie. E’ un gruppo esordiente che merita molta attenzione.
Autore: Vittorio Lannutti