Ricordate i Crowded House, del neozelandese Neil Finn? Quel talento a quanto pare è rimasto in famiglia, trasmigrato nel figlio Liam, che tra 2008 e oggi ha già pubblicato due interessantissimi lavori. Al “Breakout di I’ll Be Lightning” segue oggi il più completo e solido “Fomo” (acronimo di Fear of Missing Out, l’incubo di perdere se stessi), prodotto insieme a Burke Reid, e strutturato intorno a un piacevolissimo pop-rock elettronico e sofisticato, per gusti non banali.
Sofisticato e per gusti non banali, certo, perché non parliamo di ricerca a tutti costi dell’hit. Ma d’altra parte non intellettualistico, né architettonicamente complesso, come spesso succede a chi si muove nei circuiti di nicchia.
Il primo brano, che apre davvero bene l’album all’ascolto, è in questo senso tutto un programma: Neurotic World ha titolo e struttura musicale da Radiohead, ma non si spinge fino ai deliri concettuali e musicali di Yorke e compagni, mentre al contrario si fa contaminare dalla leggerezza pop stile Travis o Gomez.
“Volevamo creare un’atmosfera immediata”, dice Finn. Ed effettivamente l’album, nonostante loop, effetti, voci e chitarre distorte, tanti ritmi elettronici, suona immediato e spontaneo.
Lo è nei pezzi più “cattivi” ed energici, come The Struggle, o la grintosa e ballabile Reckless, o Jump your Bones, lo è in quelli dinamici ma intimisti e notturni come Real Late, o Don’t even know your name, o Chase your Seasons, lo è infine, e soprattutto forse, nelle ballate, come la complessa e sorprendente Roll of the Eye, la tradizionale Cold Feet ispirata ai fifties, e soprattutto nella delicatissima Little Words, essenziale e minimalista, dolce, suggestiva e lirica nella sua semplicità.
Non si trovano capolavori assoluti (tranne forse la stessa Little Words, davvero un tono sopra le altre), anche perché l’album è contenuto in 36 minuti che impediscono lo svolgimento arioso e completo di una canzone bomba, ma il buon ascoltatore troverà senz’altro tanta materia di lode: un album completo, che alterna sapientemente pezzi grintosi a quelli più soft, ballate e schitarrate, senza mai esagerare e senza mai uscire dai confini del pop-rock d’autore. Un gran passo avanti rispetto al primo album, e una grande prova di maturità.
Del resto, anche se Liam è al secondo album, è pur sempre un figlio d’arte ed ha già esperienza di supporter di tutto rispetto per Pearl Jam, Eddie Vedder nel suo tour solista, Wilco, e altri. Un’esperienza del tutto messa a frutto qui e destinata ad aprire ponti verso la ricerca di nuovi traguardi a cui Liam Finn mostra di avere senz’altro il talento per arrivare.
Autore: Francesco Postiglione